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Montezemolo: Fiat non lascerà l'Italia

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SergioMarchionne e Luca di Montezemolo, approfittano dell'assemblea degli azionisti riunita per l'approvazione del bilancio 2009, per demolire il teorema di critiche che da settimane hanno messo la Fiat sul banco degli imputati. L'amministratore delegato usa toni duri e punta il dito contro «certe dichiarazioni di esponenti del mondo politico, sindacale e qualche volta, purtroppo, anche imprenditoriale». Non allude al governo con il quale i rapporti «sono ottimi», ma a tutti quei politici che, «forse a causa della campagna elettorale, hanno fatto accuse pesanti contro l'azienda». «Fischi gratuiti», li chiama Marchionne che chiede è «un po' più di equilibrio nei giudizi». Ricorda che nel 2004 «c'era la gara a pronosticare per la Fiat la fine più cruenta, ma poi la storia ha dimostrato che i cattivi profeti si sbagliavano». Un'altra questione che gli sta a cuore è la distribuzione del dividendo agli azionisti. «Chi ha gridato allo scandalo - dice - ha dimenticato, o ha voluto ignorare, che l'anno scorso gli azionisti non hanno avuto un centesimo e che tra gli azionisti ce ne sono 215 mila piccoli». Quanto alle operazioni all'estero Marchionne ha precisato che queste non significano un disimpegno dall'Italia non preludono a uno spostamento del focus oltre i confini come viene rimproverato dai sindacati e da un certo mondo politico. «Sono state fatte pensando all'Italia, che è il focus in ogni nostra azione, per rendere più forte l'azienda. La storia, le radici, il nostro cuore saranno sempre in Italia». Montezemolo ha quindi definito l'intesa con Chrysler «una delle più grandi operazioni che si siano mai viste nel settore dell'auto negli ultimi decenni». L.D.P.

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