Nel 2010 Brioni guarda a Oriente
Novecento sarti, un'esperienza radicata nel territorio di Penne (in provincia di L'Aquila) e tre generazioni di imprenditori, fanno di Brioni uno delle case di moda che meglio identifica il made in Italy in giro per il mondo. E se pur si viene da un anno che ha steso tutti, colossi compresi, Andrea Perrone, classe 1970 e amministratore delegato del gruppo Brioni, la sua pagnotta l'ha portata a casa e si prepara ad un 2010 scoppiettante. «I dati di bilancio del 2009 non sono ancora in nostro possesso» spiega Perrone «dovremo aspettare giugno, ma possiamo già prevedere una riduzione del fatturato che si attesta in una forbice tra il 15 e il 18 per cento. D'altronde sappiamo come sono andate le cose e in realtà siamo già stati fortunati, perché venivamo da due anni di grande stabilità. Infatti, nel 2007 e 2008 abbiamo chiuso il bilancio con un fatturato che si aggirava intorno ai 200 milioni». Questa contrazione cosa ha comportato? «Intanto fatica per tutti, nessuno escluso. Poi, ha certamente messo in difficoltà il gruppo che ha dovuto necessariamente immaginare un piccolo riassetto interno». Tagli al personale? «No, ma abbiamo avviato una cassa integrazione volontaria, in accordo con i sindacati con i quali abbiamo un ottimo rapporto (In sessant'anni nemmeno uno sciopero ndr), riducendo l'orario di lavoro». Situazione reversibile? «Certamente. Credo fortemente che entro la fine dell'anno riusciremo a ritornare a ritmi di lavoro normali. D'altronde ci sono già segnali positivi, in alcuni settori tocchiamo quota più 23 percento». Qual è stata la vostra ricetta? «Intanto abbiamo investito e diversificato i mercati. Dobbiamo tenere ben presente che gli States erano il nostro mercato di riferimento fino a qualche anno fa, e se ad oggi non ci fossimo aperti ad altre aree, con la crisi americana, ci saremmo ritrovati con le gambe rotte». Una diversificazione solo geografica? «Assolutamente no, sono tre i punti fondamentali: nuovi mercati dall'Oriente all'Europa dell'est, l'aver spinto il piede sull'acceleratore per la linea sport wear e l'aver investito nei nostri negozi che ad oggi sono ben 65». Per metà tra Roma e l'Abruzzo per l'altra metà Milano. Qual è la residenza di Brioni? «Io amo Roma. È la città dove vivo e sto facendo crescere i miei tre figli. Ma se pur credo che la Capitale possa ancora dare molto alla moda, il fatto che Milano ad oggi sia il luogo di riferimento dei buyers mondiali è un dato di fatto».