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Roma reinventa l'Upim

Rivoluzione Upim: parte dei punti vendita saranno trasformati in mini centri commerciali con bar ed edicola

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Le grandi insegne Upim resteranno in evidenza sulle strade del centro storico di Roma e delle consolari più importanti. Ma dentro sarà tutta un'altra musica. Nei 18 punti di vendita della Capitale, il gruppo Coin sta per giocare una partita da circa 25 milioni di euro per convertirne più della metà in quelli che l'ad Stefano Beraldo a Il Tempo anticipa come il ritorno degli empori di città. Si parte dal marchio che ha una forte identità e, nell'immaginario collettivo dei romani, è ancora sinonimo di spesa e convenienza. «Non sarà cambiato ma rinnovato e con colori che porteranno il nuovo concetto di negozio pop» spiega Beraldo che in parole povere significa «che all'interno degli store troveranno posto una mini libreria, un mini negozio hi-tech con, si spera, i marchi più in voga come Apple e Blackberry. E ancora stand di abbigliamento intimo delle marche più diffuse, come Intimissimi e Yamamay. Insieme ai nostri brand come Blue Kids, Casa Croff e la profumeria che già sono tratti distintivi della nostra offerta». Insomma un mini centro commerciale nelle zone centrali e semicentrali di Roma che diventerà complementare ai grandi ipermercati delle zone di periferia. Anche per questo all'interno non mancheranno un bar e l'edicola. «In altre parole uno shopping mall che dovrà avere la capacità di rendere interessanti oggetti normali» dice Beraldo. Un restyling che varrà per tutti gli Upim italiani e che vede nella Capitale il primo test. «Due nuovi store saranno pronti a settembre e il primo Upim Pop ad aprire sarà quello di piazza Santa Maria Maggiore» conferma Beraldo che aggiunge come «per lo stesso progetto di rinnovamento saranno spesi in tutta Italia oltre 70 milioni di euro». Non ci saranno però solo Upim Pop. Alcuni punti romani (meno della metà dei 18 esistenti) seguiranno un diverso destino e convertiti in negozi del marchio Ovs industry. Una scelta dettata da esigenze di bilancio. La redditività di questa insegna e cioè il fatturato per metro quadrato è molto più elevato, circa il doppio, rispetto a Upim. «Anche così contiamo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2010. Dopo aver raccolto un'eredità che perdeva circa 40 milioni di euro all'anno» spiega l'ad del gruppo. Sarà uno degli Upim storici, quello nella centralissima Via del Tritone, a cambiare il marchio in vetrina in Ovs. In tutta Italia il progetto di rinnovamento e restyling sarà chiuso alla fine del 2011. Ma i maggiori ricavi conseguiti nella Capitale consentiranno di aumentare subito l'incidenza percentuale del fatturato di Roma sul totale dil gruppo, già oggi al 13,6%.

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