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Le aveva bacchettate perché nel momento più acuto della crisi finanziaria avevano bloccato i flussi di denaro alle imprese

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Enon era mancata una stilettata al loro indirizzo quando avevano snobbato i bond che portavano il suo nome. Ora il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, è tornato sui suoi passi e nei confronti delle banche è disposto anche a spendere. A impegnare risorse pubbliche, anche a costo di togliere qualcosa ad altri capitoli di bilancio, per finanziare gli sgravi sulle perdite nei conti bancari determinati dai crediti in sofferenza. E cioè dei prestiti concessi a imprese e a famiglie con un'alta probabilità di non essere più restituiti a causa della crisi. Una massa monetaria che tenderà a gonfiarsi quest'anno ma sulla quale le banche dovranno comunque pagare le tasse. Una mina, insomma, nascosta nei conti che rischia di deflagrare e di rimettere il sistema del credito in pericolo. Così per evitare nuovi rischi Tremonti avrebbe cambiato strategia mettendo mano al portafoglio. L'idea del dicastero di via XX settembre non è in realtà una novità. Lo scorso anno all'assemblea dell'Abi fu lo stesso Tremonti a impegnare il governo «a rivedere, naturalmente a rivedere in meglio, il regime fiscale delle perdite su crediti». Una necessità più che mai attuale oggi con la ripartenza molto flebile dell'economia che non garantisce il rientro dei fidi. Il problema, però, sono sempre le risorse. Il magro bilancio dello Stato è una coperta stretta. E quando la scorsa settimana il ministro Scajola ha chiesto a Tremonti i fondi per finanziare gli incentivi per mobili ed elettrodomestici il secondo gli ha fatto balenare l'ipotesi trattenere soldi finanziare la misura a favore delle banche. Una decisione mal digerita da Scajola che avrebbe chiesto di rimettere la decisione sulle priorità al presidente Berlusconi. Da una parte, infatti, molti settori produttivi attendono con impazienza i bonus fiscali per i consumi dall'altro le banche risentono della crisi generale e rischiano di pagare pegno. Tremonti per ora avrebbe fatto buon viso a cattivo gioco. E fatto tesoro del consiglio di Scajola: difficile sostenere, ora, al consiglio dei ministri la necessità di sgravi alle banche di fronte a ministri che hanno dovuto accettare a malincuore il niet del Tesoro per richieste di soldi. L'ipotesi di Tremonti resta, ma la decisione non sarà presa in tempi brevi. Per ora Berlusconi ha altro a cui pensare.

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