Abi, piccoli contro grandi
Ilrinvio della prima consultazione dei saggi dell'Abi per la presidenza era nell'aria. E mercoledì scorso a dispetto della indiscrezioni che davano quasi per scontato un primo accordo almeno tra le banche più grandi sul nome di Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, la riunione è saltata dimostrando che i giochi sono tutt'altro che fatti. Le carte a disposizioni dell'avvocato calabrese e senese di adozione sono molte. Non solo le competenze professionali ma anche una maggiore spendibilità mediatica. La richiesta di rinnovamento dell'ad di Unicredit, Alessandro Profumo, sponsor di Mussari prevede l'idea di una persona più giovane e in grado di «bucare il video» in altre parole di riscuotere un'attenzione più forte sui media. Una ragione evidentemente secondaria ma non del tutto trascurabile in un momento in cui le banche sono state e continuano a essere additate come responsabili della crisi economica. Una buona immagine sarebbe funzionale al disegno di un'Abi più forte nelle contrattazioni con governo e parti sociali sul modello di quello che fa oggi la Confindustria per le imprese. Secondo le indiscrezioni Mussari avrebbe anche dalla sua parte la fitta rete diplomatica di Giuseppe Guzzetti, presidente della Cariplo e dell'Acri, l'associazione delle Fondazioni di origine bancaria col quale Mussari (ex presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena) ha un buon rapporto. Fattori che hanno portato i più a dare per scontata una sua facile elezione. Eppure non è tutto così semplice. Dall'altro lato della barricata ci sono infatti la potente rete delle banche popolari e di credito cooperativo. Istituti piccoli, non sempre, ma che per il meccanismo di voto sono in grado pesare molto nella scelta del presidente. Un mondo che, nel caso di una ricandidatura di Faissola, non esiterebbero a convogliare su di lui il consenso. Non solo. A guidare il voto delle Casse di Risparmio non sarebbe Guzzetti presidente delle fondazioni omonime, ma Antonio Patuelli che nell'Acri presiede la componente bancaria. Insomma il confronto tra i due blocchi non sarà tenero. E un vecchio banchiere non esclude che in caso di una lunga guerra di posizione sulla presidenza alla fine non possa uscire un terzo nome dal cilindro.