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Per rilanciare l'Italia la soluzione etica va cercata nei territori

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Negoziche chiudono e cartelli vendesi o affittasi. Alto il livello dei disoccupati e i giovani «bamboccioni» che non trovano lavoro con salari non consentono di mantenere una casa. Il fenomeno si acuisce nelle grandi città. L'affermazione è lapalissiana: saremo in una situazione economica accettabile quando sarà ridotto il numero dei disoccupati. Si produce per vendere ma per comprare occorrono soldi. Come si fa a creare nuove possibilità di lavoro e in quali settori? La risposta non è facile. La politica definita macroeconomica è, data dai Governi. Ma occorre la voglia di rischiare e di mettersi in gioco. Giovani intraprendenti vanno all'estero dove non è più come prima. Masse di immigrati clandestini sbarcano accettando lavori umili retribuiti in nero. Aumenta il livello di illegalità che incrementa la malavita organizzata. Che fare? Non bastano gli aiuti statali. Vanno combattute le erogazioni a pioggia che consentono malaffare a burocrati infedeli. Gli scandali causano danni patrimoniali e di immagine deprimendo la fiducia dei giovani, ricchezza della Nazione. Dal territorio devono arrivare proposte propositive. Con concrete indicazioni su cosa fare. Non paia una contraddizione nell'epoca della globalizzazione. L'Italia vive e ha prosperato grazie al territorio. L'aborrito provincialismo che consente una conoscenza in profondità degli individui forse potrà ridare ai traffici quell'etica della quale tanti parlano ma pochi professano.

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