Geronzi resta in attesa
L'unica apertura esplicita per il possibile arrivo del presidente di Mediobanca, Cesare Geronzi, al soglio delle Generali di Trieste, è arrivata dall'omologo di Unicredit Dieter Rampl. Negli incontri del Patto di sindacato che governa Piazzetta Cuccia non era in agenda il rinnovo dei vertici del gruppo assicurativo triestino ma il banchiere tedesco non ha escluso che, in uno dei prossimi appuntamenti, si parli dell'ipotesi di affidare la guida del Leone al presidente della banca. «Può darsi», ha detto Rampl. Considerata la posta in palio, un'ammissione così esplicita suona quasi come un'investitura. In realtà la fitta nebbia che ha circondato la riunione tenuta per l'analisi dei conti di Mediobanca è rimasta tale anche all'uscita. Le bocche dei soci pesanti sono rimaste cucite. Nessun commento per una situazione che resta ad alta tensione. Prima di muovere su Generali, i soci dovranno, perlomeno, avere una soluzione pronta per l'altro aspetto della questione, ovvero la presidenza di Mediobanca, che Geronzi lascerebbe libera se passasse al vertice del Leone. Tra l'altro, il banchiere romano è anche presidente del patto, quindi, nel caso, avrebbe voce in capitolo sulla scelta del suo successore. Non è chiaro inoltre il destino dei due amministratori delegati di Generali Giovanni Perissinotto e Sergio Balbinot se Geronzi approdasse veramente sulle rive all'Adriatico. Una questione non da poco nell'assetto complessivo se si tiene conto che Geronzi, in una delle sue non frequenti interviste, ha già chiarito che secondo lui due amministratori delegati sono troppi. L'unica cose che sembra certa per ora è la ricandidatura di Bernheim esclusa da Francesco Gaetano Caltagirone («non mi risulta che Bernheim si sia ricandidato») e lo stesso banchiere francese ha sempre detto che sarebbe restato se gli azionisti glielo avessero chiesto. Ma anche in questo caso tra il dire e il fare ce ne passa. Ieri erano assenti dal cda di Mediobanca sia Vincent Bollorè, molto legato a Bernheim, che Tarak Ben Ammar, che da un pò di tempo frequentano meno piazzetta Cuccia. Bernheim, invece, ha partecipato al cda. La corsa di Geronzi comunque, ormai non viene smentita più da nessuno, malgrado le dichiarazioni dell'interessato, le cui vere intenzioni restano imperscrutabili. «L'ho detto più volte anche in quest'assemblea, ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire: non ho nessun interesse alla presidenza delle Generali, punto e basta», ha detto il banchiere durante l'assemblea di fine ottobre. E recentemente, al Forex di Napoli, ha rimandato a quelle dichiarazioni. L'unica novità di rilievo è che dal Patto di sindacato ieri è uscita intanto la Fineldo di Vittorio Merloni, che ha ottenuto dagli altri grandi soci il via libera a svincolare un quota dello 0,24%. Intanto Piazzetta Cuccia ha chiuso i conti del primo semestre dell'esercizio 2009-2010 un utile netto quasi triplicato a 270 milioni di euro (+169,3%).