Per gli ex detenuti in arrivo 330 posti
Infatti,il progetto ha prodotto 330 assunzioni derivanti dai tirocini portati a termine, delle quali il 37% a tempo indeterminato. Natale Forlani, presidente di Italia Lavoro, spiega il senso e lo spirito del progetto: «L'indulto è stato lo spunto da cui partire: il tema forte sul quale l'esperienza di questo progetto ci ha consentito di riflettere è il reinserimento di chi esce dal carcere, che spesso ha perso qualsiasi rete sociale all'esterno, compresa la famiglia». Un'azione avviata sul tutto il territorio nazionale che attraverso l'attività di 12 regioni e 46 province ha permesso 2158 tirocini formativo-professionalizzanti da svolgere in azienda. I destinatari? Detenuti beneficiari dell'indulto, liberati, in fine pena o in misura alternativa, minori in età adulta. Un progetto che non vede distinzioni di territorio, ma che si è concentrato nelle aree più bisognose e dove i detenuti colpiti dall'indulto erano di più. In questa ottica Paola Sisti, Assessore alla formazione professionale della Provincia di La Spezia, racconta la sua esperienza: «Abbiamo collaborato con tutti gli attori del mondo del lavoro costruendo dei percorsi formativi nelle carceri. Come quello per aiuti cuochi, che ha portato a due assunzioni. Piccoli passi ma importantissimi». A concludere è lo stesso Forlani: «Nel nostro Paese è necessaria un'attenzione più forte al rapporto carcere/lavoro, sebbene non manchino le esperienze in proposito; quello che manca è un'azione mirata ai grandi numeri e che realizzi servizi strutturali. È questo il valore aggiunto del progetto Indulto: la realizzazione di una vera e propria azione di sistema, il passaggio dalla sperimentazione alla politica intesa come modello di intervento. Inoltre, una delle potenzialità maggiori del progetto è stata quella di ricostruire e valorizzare le competenze presenti all'interno del carcere sulla base di una rete di ‘domanda' reale. Una rete di imprese rappresentata innanzitutto dalle cooperative sociali, fondamentali perché fanno massa critica e perché al loro interno il reinserimento di soggetti svantaggiati è più agevole. Un'esperienza guida per affrontare il tema della pena fuori dall'ottica emergenziale, ma con una prospettiva stabile e di lungo periodo».