
Acea, c'è ancora spazio per l'intesa

Il giorno dopo la grande rottura nel corso del cda di Acea, i principali azionisti: Comune e francesi di Gdf-Suez gettano acqua sul fuoco. I toni si sono smorzati e le indiscrezioni danno nuovamente al lavoro gli sherpa per l'ennesimo tentativo di conciliazione. A cominciare dal sindaco Gianni Alemanno che nonostante la rottura della serata di mercoledì ha detto ieri: «Ci auguriamo che nelle prossime settimane ci sia un'intesa con i francesi di Gas de France e che non si arrivi all'arbitrato, che in se è una cosa fastidiosa». Per Alemanno «non esiste la volontà di espellere i francesi» dalla multiutility romana di cui il Campidoglio detiene il 51 per cento delle quote. C'è invece la volontà, ha spiegato, «di arrivare a un accordo che sia realmente vantaggioso per Acea e per la città di Roma». Insomma la strada per un'intesa mancata ieri dopo una riunione del cda che ha assunto i toni di un tutti contro tutti, con scambi di accuse verbali anche molto violenti, si è riaperta già ieri. Le parti nei prossimi dieci-quindici giorni secondo quanto risulta a Il Tempo, si metteranno di nuovo a tavolino e passeranno in rassegna tutti i capitoli contrattuali per ridiscutere punto per punto le condizioni e stipulare una nuova bozza di accordo. Uno dei punti più contestati è legata al fatto che tra l'utility romana e il socio francese esiste un accordo di joint venture - l'Elecrabel - a cui fa capo la produzione, la distribuzione e la vendita di elettricità. Secondo Acea Gas de France avrebbe violato gli accordi, da qui la richiesta di una compensazione economica su cui, però, non si è raggiunto l'accordo. Da qui la decisione dei vertici di Acea di «rilanciare» con l'arbitrato. Un'ipotesi che a Piazzale Ostiense, pur sentendosi dalla parte della ragione, non vedono di buon occhio. La camera arbitrale è infatti fuori dall'Italia, non è ancora chiaro se si tratti di Parigi o di Ginevra, ma fuori dal Paese la potenza dell'Acea è molto più bassa rispetto a quella del colosso Suez-Gaz de France. Insomma i pesi in campo potrebbero essere molto diversi. C'è probabilmente un'altra ragione che spiega l'atteggiamento di ieri da parte di entrambi i soci della utility capitolina. Il cda nonostante la rottura ha infatti dato il via a un'operazione di emissione di bond da 500 milioni di euro. Troppa tensione sulla società potrebbe infatti mettere a disagio il pool di banche che si occuperanno del collocamento. Il mercato dei bond è suscettibile ai rating che a loro volta sono determinati anche da clima che si respira nel governo societario. Toni più bassi in operazioni del genere sono l'arma migliore.
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