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Il consiglio dell'Acea si scioglie come la neve

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Acea

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Potenza del clima. Quello che per l'Acea, l'utility romana, poteva essere il giorno decisivo per l'assetto azionario che da mesi blocca lo sviluppo societario, si è tramutato in un rinvio causa neve. L'evento meteorologico più raro sui cieli della Capitale ha fatto slittare il consiglio di amministrazione per ben due volte. Inizialmente convocato per le 13, infatti, i fiocchi scesi copiosi su Roma hanno ritardato l'arrivo di cinque consiglieri all'appuntamento in piazzale Ostiense. Ma la partita era troppo importante per mollare. Così i vertici di Acea hanno spostato l'appuntamento alle 17 contando sulla diligenza dei cinque invitati. Niente da fare. Anche il posticipo concesso non è stato sufficiente a completare il cda. Così alla fine la nota ufficiale dell'utility capitolina che ha sancito ufficialmente il motivo: «Il cda fissato per oggi non si è tenuto per l'impossibilità di alcuni consiglieri a partecipare ai lavori» e ha riaggiornato la riunione a mercoledi prossimo. Una data non foriera di buone notizie, e infatti a rigor di calendario è il giorno 17. Se dai piani alti di Piazzale Ostiense non trapela nulla le voci di corridoio parlano di un ringraziamento al meteo da parte dei consiglieri. Tradotto: la neve ha consentito loro di non esprimersi in pendenza della scadenza del mandato sulle due faccende all'ordine del giorno: una bozza di intesa con i soci francesi di Gdf-Suez e l'eventuale via libera ad un'emissione obbligazionaria da circa 500 milioni da collocare presso investitori istituzionali. Un prestito necessario per prorogare le scadenze del debito da parte della società. E dunque importante per garantire il giusto e corretto assetto finanziario. Eppure ancora una volta la sua approvazione è stata rinviata. Ieri per la neve, la volta scorsa per le criticità emerse sulla sua formulazione: fisso o variabile ad esempio. Un argomento dunque scivoloso sul quale ha prevalso probabilmente la linea della non decisione avallata dal cielo romano. Sarebbe anche un altro il motivo della melina dei consiglieri che, come detto, sono in scadenza. La legge finanziaria che regola i bond non consente l'emissione obbligazionaria quindici giorni prima dell'approvazione del bilancio che dovrebbe coincidere con la fine di marzo. I tempi sono strettissimi e il rischio è che alla fine anche il bond resti in alto mare. Dalla società garantiscono, però, che il consiglio in programma per ieri è saltato solo per motivi tecnici - l'impossibilità di alcuni consiglieri di arrivare in tempo a Roma, nonostante un rinvio di alcune ore della riunione - anche se, secondo indiscrezioni, si starebbe ancora lavorando ai dettagli dell'intesa con i soci francesi. L'intenzione delle parti è arrivare in cda con un documento complessivo che contenga, almeno a grandi linee, la base di un'intesa che comprenda anche un riequilibrio delle rispettive partecipazioni nelle società attive nella produzione, nel trading e nella vendita di energia elettrica. Il nodo è l'assetto azionario di nuova concezione dopo che i francesi di Gdf- Suez hanno visto saltare le intese che avevano sottoscritto con la vecchia giunta di centro sinistra di Veltroni.

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