Eni dimezza l'utile. C'è il dividendo di 1 euro
Mail «Cane a sei zampe» è in grado di chiudere l'anno in corso continuando «a generare buoni risultati e a creare valore per gli azionisti», come ha assicurato l'ad Paolo Scaroni, commentando i dati di esercizio di «un anno difficile per il nostro settore», nel corso del quale «Eni ha conseguito risultati superiori alle aspettative, tra i migliori dell'industria, e ha posto le basi per la sua crescita futura». I dati di bilancio, soprattutto quelli dell'ultimo trimestre dell'anno passato, hanno infatti superato le attese e sono stati ampiamente promossi dal mercato: tanto che nemmeno l'annuncio del taglio della dividendo sul 2009, a un euro rispetto agli 1,3 euro del precedente esercizio, è riuscito a fermare la corsa del titolo, che ha chiuso a Piazza Affari in rialzo dell'1,093% a quota 16,65. Eni ha archiviato il 2009 con un utile netto di 4,62 miliardi, in calo del 47,7% rispetto agli 8,82 miliardi del 2008. L'utile l'utile netto adjusted (la misura di riferimento per le società petrolifere) è stato pari a 5,21 miliardi, in calo del 48,8% rispetto ai 10,16 miliardi dell'anno precedente. La produzione di idrocarburi è salita dell'1,7% a 1,89 milioni di barili al giorno (-1,6% su base annua). Scaroni è poi tornato a difendere la presenza di Eni in Snam Rete Gas. Senza mettere alcun paletto di sorta, e ha spiegato agli analisti, che l'hanno più volte interrogato sul destino della rete di distribuzione, che vendere oggi Snam «sarebbe un brutto affare». Non solo, «anche se decidessi di vendere una sola azione di Snam Rete Gas, avrei bisogno di chiedere l'autorizzazione del Governo, «che ha una sorta di golden share sul capitale del gruppo e che, insieme al Parlamento, deve ancora recepire nell'ordinamento italiano le disposizioni europee.