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L'occupazione non si crea per decreto ma con l'intraprendenza

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 Il ritornello è lo stesso. Siamo usciti dalla crisi? Temiamo la ricaduta? Regole bancarie autoreferenti o politiche? Banchieri e politici stanno disputando. Ci auguriamo che il gomitolo non si aggrovigli e si trovi il bandolo. Il problema serio che sta preoccupando migliaia di famiglie è il posto di lavoro che per la crisi di grandi industrie sta diventando precario. Quando si parla di lavoro e di disoccupazione dobbiamo prestare molta attenzione e combattere coloro che ne fanno populisticamente un cavallo di battaglia. La famiglia è al centro. Questa si sfalda se entra con prepotenza l'indigenza. La scienza economica e aziendalistica indica le linee guida per i managers che devono gestire le aziende eliminando sprechi e disservizi e introdurre produttività derivante dal modello organizzativo. Il mercato però deve assorbire i prodotti. Se la spugna si secca l'azienda non vende e i costi diventano insopportabili. Si licenzia il personale. I disoccupati non hanno reddito, si consuma di meno e si accende la miccia della crisi. La perdita del posto di lavoro però non è soltanto una questione economica. La disoccupazione oltre alla indigenza porta depressione e disperazione. Che fare? La risposta non è semplice. L'economia crea lavoro attraverso l'intraprendenza degli individui non per decreto. Purtuttavia la politica ha la responsabilità di aiutare i deboli ed incentivare le iniziative. La politica ha bisogno di gente seria e preparata. In democrazia tutti possono parlare a voce alta. L'augurio è che perda la voce chi grida a sproposito.  

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