Le Borse Ue bruciano 150 miliardi

Le borse europee vanno giù in una misura che non si conosceva ormai dal marzo dello scorso anno. A trascinarle nel baratro i timori per i deficit di bilancio di Spagna e Portogallo. Così tornano i segni negativi come non si vedevano da tempo. E la sfiducia contagia non solo i mercati azionari europei, che in una seduta bruciano 128 miliardi di euro ma anche quello dei cambi, dove l'euro scivola sotto la soglia di 1,38 dollari, toccando i minimi sul biglietto verde da circa otto mesi a questa parte. Per la moneta unica si tratta della quotazione più bassa nei confronti del dollaro dal 16 giugno scorso. Mentre dall'inizio dell'anno l'euro ha perso il 3,5% sulla divisa statunitense. L'indice rappresentativo dei listini del Vecchio Continente, il DJ Stoxx 600, perde il 2,69%. Il peggior calo degli ultimi due mesi. Per Madrid e Lisbona è invece un brusco ritorno al passato.  La prima lascia sul campo il 6%, la seconda chiude con un -5%. A poco sono valse le rassicurazioni del ministro dell'economia spagnolo Elena Salgado, che ha detto: la situazione «non ha nulla a che vedere» con quella della Grecia. I guru dell'economia come il Nobel Paul Krugman e Nouriel Roubini puntano il dito e gli investitori fuggono e, commentano gli operatori, «puniscono la Borsa di Madrid». Secondo Krugman il «principale problema» per la zona euro oggi «non è la Grecia, ma la Spagna». Roubini ha detto che la Spagna è una possibile «minaccia per la coesione della zona euro» più di Grecia, Portogallo o Irlanda. A pagare ieri è stato fra l'altro alla borsa di Madrid il Banco Santander, il cui titolo ha subito un crollo del 9,4% (-7,5% il Bbva). Sul tonfo della borsa iberica pesano fattori che esulano dai risultati delle imprese: «il rischio Paese, la fuga dei grandi investitori internazionali, l'effetto contagio agli investitori domestici e l'attacco degli speculatori». Intanto ieri la Banca Centrale Europea ha lasciato i tassi all'1% e ha invitato i governi muoversi. La Grecia, così come tutti gli altri paesi finiti nell'occhio del ciclone, dalle parole deve passare ai fatti ha detto sostanzialmente Trichet agli esecutivi.