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Il Tesoro rifà i conti: Pil a +1,1%. Deficit al 5%

Pil: il Tesoro ha alzato la stima della crescita dello 0,1%

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La crescita rivista al rialzo, vicina all'1,1%. Il deficit al 5% e il debito pubblico, rispetto al prodotto interno lordo, attorno al 117%. Il Tesoro non fa sconti e punta su questi numeri, che testimoniano come l'uscita dal tunnel non sia ancora terminata, per illustrare a Bruxelles lo stato dei conti pubblici per il 2010. La nota positiva è il piccolo aggiornamento (+0,1%) della crescita rispetto a quanto stimato dallo stesso ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, che nei giorni scorsi prevedeva un +1% secco. La ripresa non è certo sprint. Ma il Tesoro proietta il suo crescente ottimismo sugli anni succesivi: +2% sia nel 2011 sia nel 2012. E dunque una crescita non certo ai livelli asiatici ma comunque doppia rispetto a quest'anno. Meno bene il deficit che resta inchiodato al 5% quest'anno mentre peggiora anche (rispetto alle precedenti previsioni) considerato al netto del ciclo economico e delle una tantum. Va meglio negli anni successivi quando si attesta al 3,9% nel 2011 (2,5% corretto) e al 2,7% nel 2012 (2% corretto). Infine il debito pubblico che, complice la crisi economica, continua a viaggiare su livelli decisamente elevati scendendo sotto il 116% solo 2012. La nuova previsione è infatti un debito che tocca il picco al 116,9% nel 2010 (un po' meglio rispetto al 117,3% della previsione precedente del governo) e poi riprende il cammino della discesa, passando al 116,5% nel 2011 (116,9% precedente) e 114,6% nel 2012 (115,1%). Molto nella ripresa dipenderà anche dalla banche che ieri sono state riprese anche dal presidente della Bce, Jean Claude Trichet: «Devono ristrutturare i loro bilanci per essere in grado di fare il loro lavoro, finanziare l'economia reale», ha chiesto Trichet, che dal World Economic Forum di Davos avverte che non c'è spazio per maxi-premi a azionisti e amministratori. Non ora, ammonisce, perché le banche devono avere più forza per svolgere un ruolo di finanziamento-volano per l'economia «con ogni mezzo possibile, mettendo da parte i loro utili per rafforzare i bilanci, evitando di distribuire ampi dividendi, pacchetti remunerativi o bonus». E devono «essere più trasparenti». Intanto ieri si è toccato minimo storico per il rendimento offerto dai Cct, sceso allo 0,98% dall'1% dell'asta precedente sotto la soglia del punto percentuale.

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