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Una riflessione sull'attività del Governo non può non tener conto del fatto che la più pesante crisi economica internazionale ne ha segnato profondamente le scelte.

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Aiconti pubblici prima di tutto. Il Governo consapevole che essi offrono margini di manovra molto ristretti, non si è fatto irretire dalla facile scelta di "drogare" il rilancio economico alimentando ingenti deficit, che avrebbero pagato pesantemente anche le prossime generazioni. Chissà se il premio Nobel Paul Krugman ha riflettuto abbastanza sulle conseguenze dell'auspicio di ulteriori deficit, più grandi di quanto non ne siano stati già fatti dall'Amministrazione Usa? Una tematica quella del confronto/scontro generazionale, emersa anche nel corso della kermesse di Arezzo - promossa il 23 e 24 gennaio scorsi, dal capogruppo al Senato Maurizio Gasparri - dal titolo non casuale: Generazione PdL. Tra la necessità di sostenere i giovani e i loro progetti e la difesa di un equilibrio pensionistico tutto rivolto al passato, questo sì un vero e proprio scontro generazionale, c'è la tenuta dell'equilibrio interpretata da questo Governo che ha scelto di garantire la stabilità dell'intero sistema. Preferendo mantenere un profilo cauto; proponendo costantemente misure per contrastare ed attenuare l'impatto della crisi, a tutela del risparmio e dei redditi, dell'occupazione e dell'economia reale. Interventi efficaci che hanno evitato gli scossoni sociali, ancor più di quelli economici che si sono registrati in altri Paesi. Basti pensare agli oltre 40 miliardi destinati ad ampliare la cassa integrazione, a potenziare gli ammortizzatori sociali, per ricomprendere soggetti finora non tutelati, e a facilitare le assunzioni. Misure che hanno salvato migliaia di posti di lavoro, arginando la disoccupazione all'8,3% (stime ISTAT di fine anno), un tasso certo significativo, ma indubbiamente meno drammatico di quello della media europea e degli Stati Uniti, superiore ormai al 10% (era il 5% prima della crisi). Azioni che favoriranno anche la ripresa: segnali incoraggianti si vedono su ordinativi e produzione industriali, consumi privati e fiducia dei consumatori. Emerge, quindi, una certa "solidità" del sistema. Tutto ciò senza pesare ulteriormente sui contribuenti. Senza quel "tassa e spendi" di keynesiana memoria. Anzi, sono state adottate misure per il recupero di risorse attraverso almeno due azioni coraggiose, di immediato impatto. Una è l'ammodernamento della macchina burocratica con risparmi di costi dal 20 al 50%. L'altra è lo scudo fiscale che ha consentito di recuperare 95 miliardi di euro, molti di più di quelli previsti. Risorse che insieme a quelle della lotta all'evasione, determinano un successo di gran lunga superiore a quelli sbandierati da Visco e Padoa Schioppa e mai realizzati. Successo che consente, tra l'altro, di acquisire capitali in modo permanente al sistema economico, anche sui quali fare affidamento per una riforma fiscale che io considero non rinviabile. Magari a partire dall'Irap. * Senatore Pdl membro della Commissione Bilancio

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