Fiat si ferma in Sicilia
Da un piano esclusivamente sindacale la vertenza Fiat di Termini Imerese passa su un terreno politico-istituzionale. Le parole dell'ad Sergio Marchionne sull'«impegno» a chiudere Termini Imerese entro fine 2011 ribadite da Detroit abbandonando l'ipotesi della riconversione del sito, che hanno sollevato un vespaio di critiche, hanno avuto l'effetto di ricompattare il quadro politico in Sicilia, proprio nel giorno dello sciopero di otto ore, proclamato da Fim, Fiom e Uilm che hanno portato in piazza a Palermo mille lavoratori. All'unanimità, centrodestra e centrosinistra all'Assemblea regionale siciliana hanno firmato un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, a chiedere al Consiglio dei ministri di affrontare la vicenda Fiat, alla presenza del governatore, come impone l'art.21 dello Statuto autonomistico quando si tratta di discutere in Cdm materie che riguardano l'isola. «Porrò la questione al Cdm come mi è stato chiesto», ha detto Lombardo, presente all'Ars, ribadendo i giudizi negativi sul piano Fiat. Anche per il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, «il governo è chiamato a riprendere il filo della matassa in mano perché dobbiamo trovare una soluzione». Per Luigi Angeletti, leader della Uil, «lo sciopero era inevitabile» e la Fiat «non può scaricare sulle istituzioni» i costi dei trasporti, mentre secondo l'Ugl «Fiat deve rimanere a Termini senza se e senza ma». Per conto del governo parla il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che assicura: «La Presidenza del Consiglio segue la vicenda, vogliamo verificare la possibilità di produrre auto qui piuttosto che altrove e siamo molto impegnati per un sito che ha caratteristiche positive anche se qualche problema relativo alla logistica può essere risolto agevolmente». Se la Fiat dovesse decidere di vendere lo stabilimento, l'assessore alle Attività produttive, Marco Venturi, ex esponente di Confindustria, indica una soluzione: «Ceda per 1 euro stabilimento e terreni alla Regione e noi ci preoccuperemo di trovare case automobilistiche interessate alla nostra fabbrica con un bando internazionale». Non viene presa invece in considerazione la proposta di Simone Cimino, fondatore della Cape, società di private equity, disponibile a trattare l'acquisizione della fabbrica. Venturi però ha sollevato un interrogativo inquietante. «Marchionne deve spiegarci perché la Fiat imbarca a Catania le auto assemblate a Termini Imerese e non dalle banchine che si trovano a poche decine di metri dallo stabilimento: se la logistica gli è imposta da ambienti non sani, ha il dovere di denunciare». Oggi le segreterie nazionali di Fim Fiom e Uilm si riuniranno per decidere quali iniziative mettere in campo, tra cui lo sciopero generale del gruppo Fiat. E dalla Sicilia la Fiom propone: «Il governo non conceda gli incentivi per la rottamazione senza l'impegno della Fiat di non chiudere Termini Imerese».