Class action, si parte davvero
L'azionecollettiva, e cioè la possibilità per i consumatori di avviare cause di massa contro gli abusi di società e banche da parte di più consumatori, è da ieri uno strumento pienamente operativo nell'ordinamento giuridico italiano. Per il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, diventa così operativo «uno strumento di civiltà essenziale per la tutela dei consumatori». Le associazioni dei consumatori non si sono lasciati sfuggire l'occasione per il suo primo battesimo. E il Codacons ha subito annunciato di aver depositato i primi ricorsi contro due banche, per i costi troppo alti delle commissioni sui conti correnti. La normativa però non è retroattiva: la class action si può intentare per illeciti commessi a partire dal 16 agosto scorso. Restano fuori, dunque, tutti i maxi-crac del passato, a partire da Cirio e Parmalat. Nella pratica la nuova disciplina consente a consumatori o utenti che abbiano subìto danni derivanti da prodotti difettosi o pericolosi, oppure da comportamenti commerciali scorretti o contrari alle norme sulla concorrenza, di unire le proprie forze per ottenere il risarcimento: tutti coloro che si trovino nella stessa situazione di chi ha promosso la causa potranno aderire all'azione, facendo valere i propri diritti, anche attraverso il promotore e senza bisogno di ricorrere autonomamente ad un avvocato. Non mancherà un iniziale rodaggio visto che la novità approda da altri sistemi giuridici diversamente impostati. Nei tribunali italiani non ci sono ancora, ad esempio, sezioni specializzate per questo tipo di cause. E le associazioni dei consumatori hanno più volte espresso perplessità sulla versione definitiva della normativa, e in particolare sulla mancata retroattività, che lascia fuori i risparmiatori che hanno subito danni dal fallimento della Parmalat o chi è rimasto coinvolto nel caso Cirio. La class action potrà essere utilizzata anche contro la Pubblica Amministrazione ovvero nei confronti degli uffici pubblici o società concessionarie di servizi pubblici (come autostrade o la Rai). Rispetto alla class action «privata» però non prevede il risarcimento del danno, ma solo il ripristino dell'efficienza del servizio. Le azioni, in ogni caso, si potranno intraprendere solo quando saranno definiti tutti gli standard indispensabili per i servizi. Lo strumento, inizialmente previsto dalla Finanziaria 2008, è stato modificato perché il governo Berlusconi riteneva quella versione «carente sia sotto l'aspetto procedurale che sostanziale». Da oggi i consumatori avranno un'arma in più.