La rivoluzione rurale della Sardegna

ClaudioLo Tufo Arriva l'era dei contadini chic. La terra madre di questo movimento è la Sardegna. Andrea Prato Assessore Regionale dell'agricoltura e della riforma pastorale, ha le idee chiare e in meno di un anno ha dato vita ad una vera e propria rivoluzione culturale: «l punto chiave è che abbiamo inseguito per anni i modelli economici impostici dall'estero. Finanza creativa, mercato, servizi ecc. A questo punto possiamo dirlo senza rischio di smentite: questa scelta era fallimentare. Per questo dobbiamo tornare al mondo rurale» Non le sembra un affermazione anacronistica? «per questo parlo di rivoluzione culturale. La nostra società cresciuta a pane e televisione e vede il lavoro della terra come qualcosa di sporco, di poco dignitoso. Oggi, fare i contadini è ben altro. Dobbiamo immaginare un comparto che unisca l'attività agricola a quella turistica. Questa nuova figura imprenditoriale non solo piace, ma si inserisce in un mercato prospero dove le istituzioni come la nostra stanno investendo molto. Inoltre, dobbiamo professare un vero e proprio ritorno alla ruralità dei campanili e dei dialetti e a un'agricoltura moderna, competitiva e, soprattutto, multifunzionale, ma che allo stesso tempo sia il nuovo asse e modello economico dominante». Quantomeno ambizioso? «È un processo non certo facile, e per questo dobbiamo farci partecipi di una rivoluzione culturale che deve cominciare dall'educazione delle nuove generazioni. Ai nostri figli, piuttosto che iscriversi in facoltà che sfornano professionisti, ma disoccupati, dovremmo far capire che la scelta giusta è Agraria o studiare in un istituto alberghiero dove si impari l'importanza della terra e dell'utilizzo in cucina dei prodotti locali». Fondamentale in concetto di Glocal? «Senza ombra di dubbio. Abbiamo creato nel corso di questi mesi chilometri di percorsi a cavallo così da aggredire un mercato turisticamente florido. In questi percorsi saranno venduti i prodotti provenienti dai venti chilometri circostanti al punto di ristoro. Bisogna partire dal nostro piccolo mondo». E la quadratura economica? «Dobbiamo puntare a vendere non più il latte a pochi centesimi, ma trasformarlo in un formaggio unico che venderemo a decine di euro. Poi c'è l'aspetto turistico, oggi stiamo mettendo in piedi pacchetti di vacanze da cinquecento euro a settimana compreso il volo. Con prezzi così competitivi, gli investimenti nel settore e la riscoperta del mondo rurale in chiave moderna possiamo vincere questa sfida».