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"L'agricoltura resti centrale nell'Ue"

Paolo Bruni, Coperative Agricole Europee (Cogeca)

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«Una nuova politica agricola comune che non poggi solo sulle risorse finanziarie a disposizione ma sulle esigenze dei cittadini. E dunque sulla qualità, sulla sicurezza dei prodotti e sul rispetto dell'ambiente». È questo il primo punto su cui insisterà a Bruxelles Paolo Bruni, presidente di Fedagri-Confcooperative dal 2003 allo scorso ottobre 2009, da ieri nuovo presidente della Cogeca, la Confederazione Generale delle Cooperative Agricole dell'Unione Europea. Un colosso che rappresenta 360 miliardi di euro di produzione agricola, frutto del lavoro di 40 mila cooperative con oltre 600 mila occupati. Presidente Bruni, le correnti di pensiero più liberiste vorrebbero seppellire il rinnovo della Politica agricola comune Si parla dell'agricoltura Ue come qualcosa di ormai superato. Non è il mio auspicio. La Pac è assolutamente necessaria per garantire i prodotti che arrivano sulla tavola degli europei. È uno strumento che serve a salvaguardare il futuro dei cittadini e delle aziende che producono alimenti. Sarà facile far passare il suo pensiero a Bruxelles? È una sfida che si scontra con una serie di cambiamenti che stanno interessando l'Ue. Qualche giorno fa, ad esempio, è stato approvato il Trattato di Lisbona che cambia completamente il modo di fare rappresentanza degli interessi. Il meccanismo della codecisione fa sì che la Cogeca come tutte le altre organizzazioni abbia come interlocutori non solo la Commissione e il Consiglio dei ministri europei ma anche il Parlamento europeo. Un confronto allargato e che implica un maggior lavoro di mediazione tra più soggetti. Quale pensa sia la linea che oggi l'Europa seguirà nei confronti dell'agricoltura? Sono fiducioso che continui a costituire uno degli assi portanti dello sviluppo europeo. Penso che sarà di aiuto in questo il fatto che il nuovo Commissario Ue all'agricoltura è della Romania. Un paese a fortissima tradizione agricola e mi aspetto una sua ampia convergenza sulla difesa del comparto. C'è un punto specifico da cui partirà il suo mandato? Il discorso della catena del valore. E cioè quanto della ricchezza prodotta va alla grande distribuzione organizzata e quanto resta al produttore. Oggi lo strapotere della prima fa sì che l'agricoltore sia sottopagato. Il ruolo della Cogeca sarà quello di battersi nelle istituzioni per aumentare la quota riconosciuta a chi produce. In questo senso stimoleremo i produttori a unirsi per acquistare un maggiore potere contrattuale. Questo vale anche in Italia? Da noi la via dell'aggregazione è una misura ancor più necessaria. La struttura agricola italiani è molto più frammentata rispetto all'Ue. Da noi ogni azienda ha una superficie media di circa 7 ettari contro gli oltre 20 dell'Europa. In più i costi per la logistica e per l'energia sono più alti del 30% rispetto ai concorrenti comunitari. L'unione in reti e piattaforme comuni può dare alle imprese agricole italiane la possibilità di spuntare prezzi più alti nei confronti dei compratori. Le posizioni dei paesi europei sull'agricoltura sono divergenti. Riuscirà a mettere tutti d'accordo? Ho costruito la mia squadra di 4 vicepresidenti con calcolo certosino. Il primo è uno sloveno per riconoscere il ruolo degli ultimi arrivati in Europa. Gli altri sono un francese e uno spagnolo, paesi che pur con storie diverse hanno l'affaccio sul Mediterraneo che rappresenta la nuova frontiera del libero scambio. L'ultimo è dell'Irlanda, una nazione che ha un forte interesse nel lattiero caseario. Un problema antico quello del latte ma che ha bisogno di risposte aggiornate.  

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