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Dubai fa crollare le Borse europee

Dubai - In fumo 152 miliardi di euro di capitalizzazione con perdite per i principali indici azionari superiori al 3%

"Nessun problema per l'Italia"

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Dubai fa crollare le Borse europee che, in una sola seduta hanno mandato in fumo 152 miliardi di euro di capitalizzazione con perdite per i principali indici azionari superiori al 3%. Francoforte ha fatto segnare un -3,25%, Londra -3,18%, Parigi -3,41% e anche Milano ha chiuso con un -3,51%. Per ora, invece, si è salvata Wall Street che ieri era chiusa per festeggiare il Giorno del Ringraziamento. A scatenare il terremoto la preoccupazione per la situazione dell'emirato arabo del Dubai che mercoledì ha improvvisamente comunicato il congelamento per sei mesi dei pagamenti (almeno fino al 30 maggio 2010) sui debiti del gigante infrastrutturale, nonché holding statale, Dubai World. La notizia ha immediatamente scatenato la corsa alle vendite, che ha particolarmente penalizzato i titoli dei gruppi bancari ritenuti potenzialmente esposti al debito dell'emirato, 60 miliardi di dollari, su cui circolano voci di rischi di insolvenza. Intanto gli operatori hanno cominciato a riposizionarsi su attività tradizionalmente ritenute sicure, come le obbligazioni della Germania, o lo stesso dollaro, che ha recuperato qualche punto rispetto ai livelli segnati mercoledì sera. La chiusura di Wall Street ha comunque aggiunto incertezza visto che viene considerata un punto di riferimento per tutte le altre Borse. Ma l'andamento dei futures (i contratti che anticipano la tendenza delle borse) sui maggiori indici americani lascia presagire andamenti pesanti nella seduta di oggi, che si svolgerà comunque ad orario ridotto per il Black Friday, il giorno che segna l'inizio della stagione dei saldi natalizi. Intanto, secondo l'agenzia Bloomberg, gli istituti con crediti maggiori nei confronti di Dubai World sarebbero Royal Bank of Scotland, Barclays, Hsbc, Lloyds e Credit Suisse. Mentre Standard & Poor's ha già messo sotto osservazione, con implicazioni negative, il rating (il voto sull'affidabilità finanziaria) di lungo periodo delle banche locali Emirates Bank International, National Bank of Dubai, Mashreqbank e Dubai Islamic Bank, vista la loro esposizione su Dubai World. Intanto la holding statale sta cercando di rinegoziare un «bond islamico» da 3,52 miliardi di dollari emesso da Nakheel, l'operatore immobiliare famoso per aver realizzato le isole a forma di palma, in scadenza il 14 dicembre prossimo. Per quanto ricca e avveniristica nei suoi faraonici progetti edilizi, Dubai è un'economia periferica negli equilibri mondiali. Ma le sue difficoltà hanno alimentato ipotesi di possibili effetti contagio in tutta l'area del Medio Oriente e delle economie emergenti, e richiamato lo spettro della crisi finanziaria asiatica della metà degli anni '90. In un contesto di mercato su cui già da alcune settimane si era assistito ad un ritorno della volatilità, questi sviluppi hanno ricordato drammaticamente quanto restino fragili le prospettive dell'economia mondiale - che sembra aver appena imboccato la ripresa - e di tutto il settore finanziario. L'emirato sta accusando un drammatico crollo dei prezzi immobiliari, che hanno subito cali dell'ordine del 50 per cento dopo che negli anni scorsi aveva acquistato notorietà mondiale come polo finanziario dell'area che fa sfoggio di innumerevoli grattacieli, tra cui il più alto del mondo. La Dubai World, a controllo statale è a capo del progetto per la creazione di una gigantesca isola artificiale nel Golfo a forma di palma, che ora viene ripresa dalla stampa internazionale a simbolo dei rischi di collasso finanziario.

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