Salini-Todini, nozze vicine
Menodi un mese alla nascita di un nuovo colosso italiano delle costruzioni. L'atto di fusione tra le due società romane, Salini e Todini, sarà sottoscritto «entro l'anno». A indicare i tempi dell'integrazione è stato il presidente Luisa Todini nel corso della Tavola Rotonda con il governo organizzata da Business International. Le ultime trattative sono concentrate sulle quote che spetteranno ai due soci principali. L'assetto azionario della nuova società «è il punto che stiamo definendo», ha spiegato la manager indicando che comunque avrà «i due azionisti presenti in maniera forte» in una compagine «aperta all'eventuale apporto di soci finanziari qualora rappresentino una opportunità di crescita». Così non è nemmeno escluso un successivo approdo del nuovo polo delle costruzioni a Piazza Affari. Non subito però. La quotazione in Borsa «non è esclusa ma non nell'immediato: prima si cresce, e il processo di integrazione non sarà breve. Quotarsi in borsa significa comunque vendere parte della società: bisogna scegliere il momento migliore e confezionare bene il prodotto». L'imprenditrice ha spiegato gli effetti occupazionali di una integrazione che vedrà nascere «il terzo player europeo» del settore: «Avremo 17mila dipendenti in oltre 20 paesi». «La cosa che mi sembra importante - ha sottolineto la Todini- è che due aziende italiane che lavorano molto all'estero, oggi comunque decidono di investire molto sull'Italia. Ci auguriamo che il governo lo capisca e dia strumenti idonei. Io credo che, oltre all'innovazione, in questa fase sia importante l'integrazione in tutti i settori merceologici. Se il governo continuerà a realizzare misure per fare in modo che ci possano essere più stimoli alle integrazioni» tutto sarà più semplice. L'imprenditrice si riferisce a misure quali «sgravi fiscali» per le operazioni di fusione o «quanto meno aiuti al sistema bancario in modo che possa aiutare le imprese che vogliono realizzare operazioni di integrazione; oppure anche investiemnti nel settore delle costruzioni che è il comparto anticiclico» per eccellenza, «in caso contrario noi continueremo ad essere attratti dall'estero. Il nostro fatturato quest'anno - rimarca la Todini per dare testimonianza alle sue affermzioni- è cresciuto ma è cresciuto fondamentalmente all'estero mentre noi vorremmo continuare a farlo crescere anche in Italia». Infine la presidente della holding finanziaria del gruppo si è soffermata sull'Irap: «È un'imposta che non invoglia le imprese a rimanere in Italia e a produrre in Italia. Ed infatti chi ha l'opportunità di andare all'estero, lo fa perché paga molte meno tasse».