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Il posto dei padri ai figli

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Lacrisi è forte. Il lavoro non si trova. E quello a tempo indeterminato è ormai una rarità. Così per contrastare questa tendenza si torna a una vecchia e sana pratica. E cioè al passaggio di testimone tra padre e figlio. Non accade però in un vecchio laboratorio artigianale ma in una banca. Quella di Credito Cooperativo di Roma che ha appena sottoscritto un accordo che prevede un accordo sugli esodi incentivati con la Federlus (federazioni delle Bcc del Lazio, dell'Umbria e della Sardegna) e le sigle sindacali del credito Fabi, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl, Uilca, Sincra-Ugl. L'intesa, che entrerà in vigore a gennaio del 2010, sarà valida fino al 31 dicembre 2012 e interesserà circa 76 lavoratori dell'azienda, prevede incentivi per i dipendenti che sceglieranno di andare in prepensionamento oppure, in alternativa, si potrà far entrare in banca al proprio posto un figlio o un parente fino al terzo grado. La priorità, comunque, sarà la stabilizzazione di diversi precari con contratto in scadenza. Tornando all'intesa, si prevede anche che durante tutto il periodo dell'esodo i lavoratori abbiano diritto al pagamento della cassa mutua, interamente a carico della banca, al versamento dei contributi nel fondo pensioni privato, sempre a carico dell'azienda, e ad altri benefit che si andranno ad aggiungere all'assegno. Particolarmente soddisfatto il sindacato autonomo Fabi. «I grandi gruppi bancari dovrebbero prendere d'esempio l'accordo raggiunto alla banca di credito cooperativo di Roma, guidata dal presidente Francesco Liberati», sostiene il segretario generale aggiunto della Fabi, Lando Sileoni, sottolineando che l'intesa garantisce un «ricambio generazionale fra i dipendenti che volontariamente scelgono di essere collocati in pensione in cambio dell'assunzione un parente fino al terzo grado». Per il sindacalista, il lavoro svolto dai sindacati rappresenta un «punto di riferimento che le organizzazioni dei lavoratori dovranno seguire anche nei prossimi aggiornamenti dei piani industriali dei principali gruppi bancari». Difende l'accordo anche Paolo Marchiori segretario regionale Fiba-Cisl. «Non c'è nulla di scandaloso e non è un fatto nuovo nelle Bcc, ci saranno i bandi e in ogni caso andranno superati i colloqui. Noi come sindacato speriamo di far assumere giovani e la differenza nasce dal fatto che questa volta c'è un piano industriale». Il risvolto negativo potrebbe essere quello dell'accusa di nepotismo. Ma il sociologo Accornero non stigmatizza l'intesa. «Si scriverà di nepotismo - ha spiegato all'Ansa - ma le banche di credito cooperativo hanno uno statuto impegnativo con i dipendenti. In un ente pubblico, invece, non sarebbe tollerabile».

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