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Scajola rassicura gli operai della Fiat

Protesta in Sicilia: i dipendenti di Termini chiedono aiuto a Berlusconi

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Stabilimenti Fiat ad alta tensione ieri sia a Nord sia a Sud. Circa 300 operai dello stabilimento di Termini Imerese (in provincia di Palermo) e dell'indotto hanno occupato il municipio. In piazza sono scesi però anche i lavoratori dell'Alfa Romeo di Arese, tutti in cassa integrazione. Da Nord a Sud, insomma, è pressing sul Lingotto in attesa delle decisioni industriali che saranno prese dopo l'incontro, pianificato a giugno scorso per dicembre, con il governo e i sindacati sul futuro degli impianti italiani.  A Termini si teme che la parola «riconversione» utilizzata da Marchionne nell'estate scorsa sia prodromica alla chiusura definitiva. Il Lingotto non ha fatto dichiarazioni ufficiali. Fonti interne hanno confermato a Il Tempo che non ci sarebbe alcuna decisione in merito e che le proteste non hanno alcuna motivazione. A placare gli animi è intervenuto ieri anche il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola che ha confermato l'incontro con l'ad, Sergio Marchionne, il primo dicembre. La Fiat, ha detto il ministro, «ha garantito il mantenimento dell'attività produttiva dell'impianto, anche se dopo il 2011 la produzione di auto potrebbe essere sostituita con quella di altri prodotti, sempre nel settore automotive». Nessuna drammatizzazione dunque mentre Scajola garantisce di voler chiedere a Marchionne impegni precisi sul futuro di tutti gli stabilimenti italiani, in particolare di quelli del Mezzogiorno. Diverso il problema di Arese. Il Lingotto ha confermato ai sindacati che, per «esigenze organizzative al miglioramento», i 232 lavoratori del Centro Stile e Progettazione di Arese «sicuramente saranno trasferiti dal 4 gennaio a Mirafiori». Nessun problema invece assicurano al Lingotto per gli impianti di Termoli e Pomigliano d'Arco.

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