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L'Italia è un paese che ha oltre 57 milioni di abitanti, con 93,8 uomini ogni 100 donne.

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Sevalesse un principio di proporzionalità tra la composizione della popolazione e la composizione dei poli economici, civili e politici in cui si esplica la vita del Paese, avremmo una percentuale di donne superiore a quella degli uomini in economia, Parlamento, Governo, associazionismo e via elencando. Ma ciò non è. E non soltanto a causa di fattori discriminatori quanto in ragione della complessità della società italiana e di paradigmi culturali. Per questa ragione, oggi presentiamo un comitato di opinione costituito da accademici, esperti di meccanismi societari e amministratori di società quotate, con la presenza qualificante, tra gli altri, del professor Morten Huse, economista Ocse. La presenza delle donne ai vertici delle aziende quotate non lascia ben sperare. In Italia sono 2831 i posti disponibili nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa, ma solo 167 di essi sono occupati da donne, cioè il 4% circa del totale. Eppure i dati in possesso dell'opinione pubblica dimostrano come le aziende i cui vertici sono permeati dalla presenza femminile non solo abbiano retto meglio la crisi ma abbiano anche rendimenti e risultati economici migliori. E ciò non accade non solo nel campo delle società quotate in borsa, ma in tutti i luoghi in cui si esplicano le attività produttive del paese. La scorsa settimana Unioncamere ha reso noti i dati relativi alle "imprese rosa" degli ultimi 12 mesi. Al 30 giugno 2009 le imprese guidate da donne sono aumentate di 21.342 unità, con un tasso dell'1,5%. Il trend di crescita della presenza femminile investe anche le università, dove le donne sono maggioranza rispetto agli uomini. Tutto questo però non riesce a tradursi in più donne nelle "stanze dei bottoni". Si calcola che senza un correttivo serviranno circa 60 anni prima che le donne nei consigli di amministrazione raggiungano la soglia del 30% prevista come margine minimo nella mia proposta di legge. Tutto ciò non è naturale e non è sostenibile per un paese che guardi al futuro. I dati ci dicono che il problema della rappresentanza di genere nel top management delle società quotate non è più soltanto un problema di equità ma è una questione di opportunità. E non soltanto per le donne, ma per il Paese intero. * Deputato Pdl e Presidente Fondazione Marisa Bellisario

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