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Deficit e debito in crescita nell'Ue

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Corrononel 2008 il debito e i deficit pubblici dei Paesi della zona dell'euro, così come quelli dell'intera Unione europea. Gli ultimi dati diffusi da Eurostat, l'ufficio europeo di statistica, indicano che il deficit, in rapporto al prodotto interno lordo, in Eurolandia è salito al 2% (nell'aprile scorso era stato stimato all'1,9%) contro lo 0,6% del 2007, mentre nell'intera Unione il rosso dei conti pubblici è arrivato al 2,3% rispetto allo 0,8%. In Italia il deficit si conferma al 2,7% contro l'1,5% del 2007. Ma schizzano verso l'alto anche le percentuali relative al debito. In rapporto al pil alla fine del 2008 il debito è salito al 69,3% nella zona dell'euro, rispetto al 66% dell'anno precedente, mentre nell'Ue si è fermato al 61,5% contro il 58,7% della fine del 2007. Per l'Italia Eurostat conferma il primato negativo nell'Ue con un 105,8% rispetto al 103,5% della fine del 2007. Subito dopo l'Italia, spicca l'alto indebitamento della Grecia (92,2%) e del Belgio (89,8%). La Francia è al 67,4% e la Germania al 65,9%. Per la prima volta, Eurostat ha anche calcolato l'impatto sui conti pubblici delle misure per far fronte alla crisi finanziaria: questi interventi nel 2008 hanno aumentato il deficit pubblico nella zona dell'euro di un ammontare definito «trascurabile» pari allo 0,04% del Pil (3,3 mld), mentre nell'Ue è stato un poco più elevato fino allo 0,07% (9,2 mld di euro). L'impatto sul debito pubblico è stato, sempre nel 2008, di 175 miliardi nella zona dell'euro, pari all'1,9% del pil, mentre nell'Ue è stato di 242 miliardi (1,9%). Una serie di dati non eccellenti sui quali si inseriscono le parole del governatore della Banca d'Italia Mario Draghi che ieri in un intervento si è schierato contro «chi ha sognato pogrom di economisti» e ha «aperto la caccia al colpevole» della crisi, accusandoli di non averla saputa prevedere, perché proprio dagli economisti e dalla scienza economica sono arrivate le risposte e le misure che hanno evitato di cadere nel baratro e dovranno ora arrivare le proposte per «i nuovi problemi che sono all'orizzonte». Fra questi Draghi cita: «come uscire dalle misure eccezionali di sostegno alle economie di molti paesi, come rientrare da tendenze alla lunga insostenibili dei debiti pubblici, come disegnare nuove regole per il settore finanziario e contenere il problema dell'azzardo morale (il comportamento troppo rischioso assunto dagli operatori economici confidando nel salvataggio da parte dello Stato in caso di fallimento ndr)» che il governatore giudica «una delle più gravi eredità che questa crisi ci lascia», Inoltre andranno affrontati i problemi di come «alleviare le sofferenze nel mercato del lavoro e come aumentare un potenziale di crescita che rischia di essere durevolmente ridotto dagli effetti della crisi».

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