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La Banca della discordia

Giulio Tremonti

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«Non sarà un carrozzone e non esaurisce l'impegno per il Sud». Giulio Tremonti ci tiene a rispondere subito a quanti si sono messi di traverso verso quella Banca del Mezzogiorno che ha fortemente voluto. Il ministro dell'Economia ha dovuto superare non solo le ostilità più o meno dichiarate di quelle banche che hanno nel sud la loro rete di ramificazione ma ha dovuto affrontare anche le riserve di alcuni colleghi di governo. Il Consiglio dei ministri nel quale è stato presentato il disegno di legge sull'istituto bancario è stato tutt'altro che pacifico. Timori nel veder dirottate risorse in questo momento indispensabili per altri progetti anticrisi e timori che l'azione per il Mezzogiorno si esaurisca nella banca. A sollevare le obiezioni sono stati i ministri degli Affari Regionali Fitto e dell'Ambiente Prestigiacomo. La discussione si è fatta accesa al punto che è dovuto intervenire Berlusconi richiamando tutti alla compattezza. Le polemiche ora si sposteranno in Parlamento dove i deputati del Sud contano di spuntare alcune modifiche. Intanto il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha avuto l'incarico di coordinare i ministri interessati al Piano per il Mezzogiorno. A Consiglio terminato, Tremonti si è voluto togliere un paio di sassolini dalle scarpe. Primo: ha ribadito che con la Banca del Mezzogiorno non si metterà in piedi il solito carrozzone mangiasoldi. «Lo Stato avrà un ruolo di socio promotore, sottoscriverà una quota simbolica e poi uscirà: la scommessa è che la banca vada avanti con le sue gambe». Quanto al ruolo delle Poste che «sarà tra i soci promotori, è ancora da definire». Potrebbero svolgere un'azione complementare o sussidiaria o contrattuale. Secondo: l'impegno del governo per il Mezzogiorno non si esaurisce in questo progetto. Terzo: l'istituto servirà da volano per il rilancio imprenditoriale del Sud, giacchè «un'aliquota del 5% rappresenta un canale importante per l'economia meridionale». È prevista infatti una fiscalità di vantaggio per i titoli di risparmio finalizzati all'economia del sud che potranno essere emessi anche da soggetti diversi rispetto al nuovo istituto. «Tu compri il titolo che deve essere a medio-lungo termine, da 18 mesi in su, con un importo per persona non superiore a un certo massimale e con una durata da parte del sottoscrittore di almeno 12 mesi per evitare speculazioni». Tremonti ha spiegato che lo schema è quello della Banca Etica: «depositi denaro e lo finalizzi a un impiego meritevole». Le condizioni di credito «saranno migliori di quelle attuali, ma ci vuole poco» ha ironizzato il ministro. Il modello invece è quello del Credit Agricole in Francia. Il che significa che la nuova Banca agisce attraverso una rete di banche con caratteristiche comuni, unite da una struttura di servizio comune che progetta, indirizza e assiste. «È fondamentale che ci siano finanziamenti alle imprese nella logica del piccolo e medio credito». Che è un po' quello che ha fatto la fortuna del nord, a cominciare dal Veneto. «Nella Banca del Mezzogiorno non si parlerà inglese». Infine il ministro ha ricordato che i 5 milioni di stanziamento previsti per l'istituto bancario sono quelli previsti dalla manovra economica triennale approvata lo scorso anno. «Non è un apporto di capitale fondamentale perchè il governo deve fare il governo, fare il socio promotore e poi uscire». Il che significa niente sprechi.

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