«Conti italiani non sostenibili»
Troppodeficit e debito pubblico per essere sostenuto nel lungo termine in cinque paesi europei. A lanciare un allarme sullo stato dei bilanci di Italia, Francia, Ungheria, Polonia e Portogallo è stata ieri la Commissione europea, in una comunicazione sulle prospettive delle finanze pubbliche dei 27. Per Bruxelles dunque non appena le condizioni dell'economia nazionale lo consentiranno per l'Italia sarà «indispensabile» mettere in atto una «rapida» azione di risanamento dei conti pubblici al fine di assicurare una «riduzione stabile» di un debito che, in seguito agli effetti della crisi, ha raggiunto un livello «molto alto». Una tesi che il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha minimizzato: «Leggo lanci di agenzia che dicono Italia conti a rischio, poi leggi il rapporto e ti rendi conto che è un tipo di informazione già acquisita», dice Tremonti che parla di «sintesi enfatica». «Guardando bene - ha argomentato il ministro - ci sono tre fasce di paesi: a basso rischio e sono pari a meno del 10% del Pil europeo; a medio rischio tra i quali Germania Francia e Italia; ad alto rischio e tra questi Olanda, Gran Bretagna e Spagna». Nel suo rapporto la Commissione rileva infatti anche che in Europa c'è chi già registra un rapporto deficit-Pil superiore al 6% (rispetto al 5% circa previsto dall'Italia per quest'anno), come nel caso di Repubblica ceca, Cipro, Irlanda, Grecia, Spagna, Lettonia, Lituania, Malta, Olanda, Romania, Slovenia, Slovacchia e Regno Unito. All'interno di questo gruppo di 13 Paesi definiti «ad alto rischio» ce ne sono poi alcuni - tra cui Spagna, Regno Unito, Grecia e Irlanda - dove il rapporto deficit-Pil viaggia addirittura intorno al 12%. Quanto a Francia, Italia, Ungheria, Polonia e Portogallo, l'analisi condotta da Bruxelles «non prevede costi troppo alti derivanti dall'invecchiamento della popolazione. Ma le «condizioni di partenza» delle rispettive finanze pubbliche implicano situazioni «insostenibili» anche senza considerare un incremento di queste spese. Nei cinque Paesi di questo gruppo, si osserva nel documento, la crisi e la necessità di sostenere la ripresa stanno conducendo a un incremento molto veloce del rapporto debito-Pil» erodendo rapidamente i progressi compiuti in questi ultimi anni. Una dinamica che nel 2010 porterà il rapporto debito pubblico-Pil dell'Italia al 116%, un record da quando è nata la moneta unica. E anche più su, fino al 117,3%, secondo le stime diffuse dall'Isae (che però migliorano i dati del Pil indicato a -4,7% per quest'anno e al +0,6% nel 2010). Questo pur in presenza di segnali positivi che giungono sul fronte della congiuntura economica. In particolare per quanto riguarda la produzione industriale, dove l'Italia ad agosto, in base ai dati diffusi ieri da Eurostat, ha fatto da traino registrando un incremento di ben il 7% contro una media dello 0,9% dell'eurozona.