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Il rigore dell'Ue aiuta le riforme strutturali

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Sebbeneil costo delle emissioni si sia ridotto grazie ai livelli minimi del tasso di riferimento Bce, 5 punti percentuali di Pil sfumano in pagamenti in conto interessi. Nei prossimi due anni, tra recupero lento del Pil e disavanzi da coprire, l'incidenza degli interessi passivi è proiettata sino a 5,5 punti percentuali. Un peso enorme, se si considera che alle politiche attive e passive del lavoro va l'1,5-1,6, quasi un punto in meno che nella media Ue-15. In queste condizioni di finanza pubblica, la regola di Maastricht è un riferimento da non scalfire. Paesi a basso debito pubblico e con meno ritardo nelle riforme strutturali potrebbero forse invocare un po' più di flessibilità; ma Paesi come l'Italia, indebitati e con spesa pubblica da razionalizzare, non possono permetterselo. Anzi, per questi ultimi, è preferibile che la regola di bilancio si rafforzi e acquisti credibilità proprio nelle situazioni in cui più facile potrebbe essere scaricare la soluzione su sbilanciamenti nei conti anziché procedere con azioni di riforma. La regola europea, in questo momento, ci fornisce un doppio aiuto: da un lato, ad allungare l'orizzonte di programmazione per evitare il rischio di sottovalutare le difficoltà che ci attendono nei prossimi anni; dall'altro, a non interrompere il processo delle riforme strutturali. Nei prossimi anni, queste riforme avranno bisogno di un bilancio pubblico con conti in ordine. Si pensi al finanziamento della transizione verso il sistema pensionistico multipilastro, in cui le contribuzioni al pilastro pubblico sono rese meno pesanti e, nel contempo, il finanziamento a ripartizione è ribilanciato attraverso i frutti di investimenti reali. Un debito pubblico accresciuto da deficit spending e un capitolo di spesa in conto interessi superiore al 5-6% creerebbero,condizioni di «ingessamento» del bilancio, difficili per qualunque disegno di riforma. Qualcosa di simile alle condizioni vissute nei primi anni '90, ma senza la possibilità di vendere gli asset di Stato. Teniamoci stretta, dunque, la guida del Patto Ue, e concentriamo gli sforzi su come rilanciare da subito produttività e crescita. * Direttore e Senior Economist del Cerm

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