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Il deficit italiano nel mirino dell'Ue

Eurocommissario Almunia guida gli Affari economici

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Arriva la bacchettata attesa di Bruxelles contro l'Italia. Che però non è sola nella lista dei cattivi. La Commissione Ue ha, infatti, aperto procedure per disavanzo eccessivo nei confronti di altri otto Paesi che chiuderanno il 2009 con un deficit sopra il 3%. Sono ormai la maggioranza assoluta, 20 su 27, gli Stati membri messi sotto stretta sorveglianza da parte del commissario agli affari economici Joaquin Almunia. Un atto dovuto però. Nel senso che le temute procedure per deficit eccessivo devono partire per legge. Ma Bruxelles non smentisce il suo rigore sui conti pubblici. «Sebbene i livelli di disavanzo siano di natura eccezionale, principalmente conseguenza della grave recessione economica e delle sue dimensioni imprevedibili, tali livelli - spiega la Commissione - non sono nè prossimi al valore di riferimento del 3% nè possono essere considerati temporanei».  «Deficit as usual», commenta il Tesoro, sottolineando come quella italiana «non è una situazione eccezionale» e come «rispetto a quello degli altri Paesi il livello del deficit dell'Italia non è certo tra i più alti». La Commissione evidenzia comunque che, nelle previsioni, l'Italia scenderà sotto il 3% di deficit solo nel 2012 e che il debito «non diminuisce in maniera soddisfacente» verso la soglia del 60%. A questo punto sono solo sette i Paesi della Ue che alla fine del 2009 avranno un deficit sotto il 3%: Cipro, Finlandia, Lussemburgo, Bulgaria, Svezia, Danimarca ed Estonia. E se per gli undici Paesi già sopra il 3% nel 2008 - tra cui Francia, Spagna e Regno Unito - la procedura per deficit eccessivo era scattata prima dell'estate, ieri è stata la volta di Italia, Germania, Paesi Bassi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Portogallo. In pratica, «oltre il 90% del Pil europeo è in deficit eccessivo», evidenzia il ministero guidato da Giulio Tremonti. Ora, entro novembre Bruxelles dovrà mettere a punto le raccomandazioni da indirizzare ai nuovi Paesi sotto procedura. Nel rapporto sull'Italia si sottolinea come sia sul fronte del deficit sia su quello del debito le condizioni del Patto Ue di stabilità e di crescita non vengano rispettate. Questo pur considerando la flessibilità del Patto, che in tempi di grave crisi tollera disavanzi che non siano troppo lontani dal 3% e che siano temporanei. Condizioni non soddisfatte da tutti i Paesi sotto procedura. La situazione italiana, in particolare, è dovuta in parte alla «severa recessione» che ha colpito tutti i Paesi della Ue, ma in parte alle «debolezze strutturali» della nostra economia. Debolezze che penalizzeranno una ripresa attesa come «molto moderata». Sostenuta, comunque, dalle misure di rilancio adottate dal governo che rappresentano «un'adeguata risposta alla recessione», tenendo conto dell'elevato debito pubblico e dei limitati margini di manovra a disposizione del nostro Paese.

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