Crisi finita, torna la crescita
L'ennesima revisione delle stime del Fondo Monetario Internazionale sulla crescita della ricchezza in Italia nel 2010 porta un po' di sollievo nelle stanze del ministro dell'Economia. Il Fmi infatti conferma il quadro in miglioramento già previsto dai tecnici di via XX settembre. Con una leggera differenza però. Mentre l'organismo di Washington spiega che il Pil del Belpaese crescerà dello 0,2%, Tremonti aveva già alzato l'asticella a un +0,5%. Sempre meglio dell'incremento zero previsto da Bankitalia e comunque molte spanne sopra il pesante passivo del 2009 che vedrà con molta probabilità un arretramento monstre del 5,1%. Certo la buona notizia si è fermata a questo. Sì perché l'Italia, così come gli altri paesi europei, vedrà il debito continuare a salire superando il tetto del 120% del Pil il prossimo anno, mentre l'occupazione andrà oltre la soglia del 10%. Nel suo rapporto sull'economia mondiale l'organizzazione guidata da Dominique Strauss Kahn, ieri contestato con il lancio di una scarpa al suo indirizzo da parte di un manifestante sfuggito ai controlli di sicurezza, che sta tenendo i lavori informali del vertice a Istanbul, ha spiegato che Roma registrerà un deficit del 5,6% sia nell'anno in corso sia il prossimo, mentre il debito proseguirà nella sua crescita attestandosi a quota 115,8% quest'anno per salire al 120,1% il prossimo. Il forte debito, ricorda il Fondo, tradizionale punto di debolezza, ha impedito all'Italia di varare misure fiscali più incisive nel corso della crisi e ha fatto alzare i rendimenti dei Titoli di Stato. Paesi come l'Italia e il Giappone, ha scritto il Fondo «hanno già sopportato per un periodo di tempo livelli di debito molto alti. Fortunatamente, entrambi non sono tra quelle economie avanzate il cui sistema finanziario è stato duramente colpito dalla crisi, quindi hanno evitato più forti conseguenze». «Tuttavia, nel corso della crisi l'Italia ha sofferto un deciso aumento del premio di rischio sul suo debito e ha dovuto rinunciare a un consistente stimolo fiscale». Una situazione che ora potrebbe estendersi anche agli altri paesi europei e agli Stati Uniti i cui deficit e debito sono schizzati verso l'alto a causa dei costosi piani di stimolo all'economia. Nell'area Euro infatti il debito salirà dall'80% a all'86,3% del Pil nel 2010 per puntare al 95,6% del 2014 mentre gli Stati Uniti cresceranno al 93,6% il prossimo anno per giungere a quota 108,2% nel 2014. In caso di necessità di nuove misure, ammonisce il Fondo, tali paesi tra cui l'Italia rischiano di avere poche risorse disponibili e subire le brusche decisioni mercati finanziari sui rendimenti dei bond governativi che temono una pressione su spesa e debito.