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"Salari differenziati per la ripresa"

Gaetano Quagliariello

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NAPOLI - «La Lega ha accettato un federalismo solidale e non punitivo verso il Sud. Il che significa anche un nuovo modo di concepire la flessibilità del mercato del lavoro senza costringerla nelle vecchie gabbie salariali». Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato, considera in modo «positivo la sfida lanciata dalla Lega con le sue provocazioni estive. Preso alla lettera, un ritorno alle gabbie salariali è impensabile - dice - sarebbe un rigurgito di centralismo statalista che irrigidirebbe ulteriormente il mercato. Tuttavia un problema legato alla rigidità del mercato del lavoro esiste». E allora se la Lega è per le gabbie salariali come se ne esce? «La Lega deve accettare il Sud come il vero valore della ripresa. Bisogna ripristinare le condizioni affinchè i capitali nel Mezzogiorno possano fruttare. E questo è possibile con la fiscalità di vantaggio e con un mercato del lavoro più flessibile. Con la Lega abbiamo trovato un punto d'incontro. Ovvero rinuncia alle gabbie salariali e dice sì invece ai salari differenziati che non sono stabiliti dall'alto ma a livello aziendale tenendo conto delle diverse realtà territoriali. La flessibilità del mercato del lavoro quindi si sposa con il federalismo. Con la Lega c'è stata una divergenza nei termini non nei contenuti».  Sui salari differenziati avete già l'ok delle parti sociali? «Ne abbiamo parlato, sono molto interessati ma qualcosa di più dovrebbe emergere dal convegno di Bari di lunedì prossimo. Le gabbie presuppongono un forte centralismo decisionale. Ora invece anche la Lega ha capito che condizioni territoriali diverse portano a diverse situazioni salariali che possono essere decise in loco». Come potete realizzare questo decentramento? «C'è poco da inventare, basta rifarsi al protocollo stipulato tra governo e parti sociali, che opera una chiara distinzione fra il livello del contratto nazionale e la contrattazione decentrata, e consente alla parti di negoziare trattamenti salariali differenti rispetto a quelli definiti in sede di contratto collettivo. Non dobbiamo avere paura di confrontarci con gli alleati della Lega».

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