Prestigiacomo attacca: «I conti non tornano Finanziaria da rivedere»
«Varivisto qualcosa nella Finanziaria 2009». Stefania Prestigiacomo è appena atterrata a Roma dopo il vertice Onu sul clima, a New York. Giusto il tempo di passare per il ministero, prima di riposare. Ma è il tempo che basta per farla infuriare. «I conti non tornano», dice. Vuole parlare col ministro Tremonti. Non prima, però, di scagliarsi contro la risposta dell'Europa all'Italia sui tetti delle quote di Co2. Ministro, L'Ue non lascia spazio a interpretazioni: le quote di emissioni non sono rinegoziabili. Che succede? «Diciamo prima di tutto una cosa: è assurdo che una lettera del presidente del Consiglio indirizzata a Barroso riceva una risposta da parte di una portavoce della Commissione. È mancanza di rispetto istituzionale». Però Barroso non è intervenuto. «La nostra è una richiesta legittima. Si tratta di voler capire come affrontare un problema reale, in quanto il precedente governo aveva negoziato le quote di Co2 giocando al ribasso, pur avendo dati che indicavano esigenze diverse e superiori per i nuovi impianti da avviare a partire dal 2009. Le decisioni che vennero assunte sulla base di un criterio che privilegiava le emissioni storiche e non le performance ambientali. Di fatto furono avvantaggiati i Paesi più inquinanti a scapito di nazioni come l'Italia. Ora con le direttive del pacchetto 20-20-20 ci basiamo su parametri di efficienza. Non possiamo continuare a scontare un meccanismo che non privilegia l'ambiente». Quanto ci costerà il tetto sulle emissioni di anidride carbonica? «Un miliardo di euro. Abbiamo sforato di 56 milioni di tonnellate di Co2, come previsto. Saremo costretti ad acquistare quote da altri Paesi, come la Polonia, togliendo soldi agli investimenti». Quindi le richieste inviate a Bruxelles non si fermeranno al primo no? «Ripeto, le nostre richieste sono legittime. Aspettiamo che le Commissioni decidano». La Corte europea ha appena permesso a Polonia ed Estonia di inquinare di più. «Questo fa capire che abbiamo ragione a contestare la logica di quella direttiva. Non possiamo penalizzare il Paese senza vantaggi per l'ambiente perché qualcuno in passato ha fatto male i conti». Ministro all'Onu c'è stata la svolta attesa? «Il tema dell'ambiente è stato centrale. Berlusconi nel suo intervento ha dato ampio spazio al clima e ha capito che bisogna intervenire, in sintonia con i grandi Paesi e con quelli in via di sviluppo. È stato un appello in vista di Copenaghen. Ma dobbiamo rimboccarci le maniche se vogliamo tutelare i cittadini del Pianeta». È contenta di questa Finanziaria? «Va studiata meglio». Perché? «Non tornano i conti su una serie di leggi e sui finanziamenti e i fondi al ministero dell'Ambiente». Cosa farà? «Ci sono dei punti che vanno guardati con maggiore attenzione, punti nella Finanziaria da rivedere. Io in realtà ero tranquilla e sono partita col sorriso per New York. Ma ora che sono tornata, a quanto pare, i conti non tornano».