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Sì alla Fondazione Roma in Acea

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«Èpossibile l'ingresso delle Fondazioni nel capitale delle municipalizzate. E dunque della Fondazione Roma nella capitolina Acea. Ma rispettando più condizioni: la presenza di un assetto stabile, una politica industriale condivisa tra gli azionisti e il rispetto delle regole di mercato». Così spiega a Il Tempo, il senatore Pdl Andrea Augello, la sua posizione sulla proposta degli industriali romani di chiedere l'ingresso degli enti di origine bancaria nelle aziende di servizi pubblici locali costrette dal recente decreto legge a far scendere la loro quota azionaria al 30%. Parliamo di Acea, la municipalizzata romana. Potrebbe essere un'ipotesi praticabile l'ingresso nel capitale della Fondazione Roma? Si tratta di una possibilità e non può essere una soluzione valida a priori. Se la Fondazione Roma entrasse in una situazione in cui l'accordo tra i soci fosse stabile e la sua presenza servisse a rafforzare un assetto di controllo vantaggioso per tutti allora il suo ruolo avrebbe un senso. Tuttavia bisognerebbe sentire i diretti interessati, valutare le loro disponibilità e rendere comnpatibile tutta questa operazione con le regole che disciplinano la compravendita dei titoli azionari. In caso contrario? Il decreto sta cambiando l'assetto di società come l'Acea: è ovvio che si tratta di novità che possono anche rimettere in discussione strategie industriali e rapporti di partnership che si sono consolidati in un contesto completamente diverso. Acea esce da una fase di verifica rispetto alla possibilità di valorizzare alcuni asset che erano stati proposti dai soci privati proprio perché si riteneva immutabile l'equilibrio tra pubblico e privato nella proprietà. Con le nuove regole questo problema potrebbe non esistere più, così come potrebbero bussare nuovi player alle porte di Acea... In uno scenario di questo genere non ci sarebbe spazio per le Fondazioni? Non si può certo ignorare il mercato e le leggi che lo regolano. E in ogni caso anche con un gradimento pregiudiziale per un intervento delle Fondazioni rimarebbero i problemi che discendono dai limiti che ha un'azienda quotata in Borsa nel predeterminare un acquirente. Bisogna comunque tenere presente che il decreto legge che ha messo in subbuglio gli enti locali che hanno la maggioranza del capitale nelle municipalizzate potrebbe costituire un'opportunità Ci spiega perché? Innanzitutto la norma che obbliga gli enti locali a detenere al massimo il 30% del capitale delle municipalizzate vale solo per quelle quotate. E in ogni caso, con il limite al possesso concesso, il socio pubblico resterebbe sempre il socio di riferimento e dunque di controllo. Infine il Comune di Roma cedendo le azioni farebbe cassa e incoraggerebbe l'attenzione del mercato rispetto alla propria società

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