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Servizi pubblici locali, spunta l'ipotesi Fondazioni

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Conle nuove norme le società in cui la maggioranza è ancora nella mani degli enti locali costringerebbero gli stessi a vendere quote per tornare sotto il 30% del capitale. Una prescrizione che metterebbe in crisi gli assetti proprietari e il sistema di gestione spesso espressione delle giunte politiche. Non sarà facile, dunque, avviare quella che si prevede essere una vera rivoluzione senza una mediazione onorevole. Pur trattandosi di richieste di adeguamento europeo l'arma di una proroga che sterilizzi l'effetto della legge è sempre dietro l'angolo. Così gli imprenditori romani starebbe studiando una soluzione in grado di mettere tutti d'accordo almeno nel dossier che più da vicino li riguarda e cioè quello di Acea. Ma che potrebbe essere proposta al ministro delegato Raffaele Fitto per tutta l'Italia. Si tratta della cessione delle quote in eccesso alle Fondazioni bancarie: liquide, patrimonializzate e alla ricerca di dividendi. I comuni troverebbero partner solido e interessato al territorio. Un socio ideale che non avanzerebbe pretese industriali e con un ritorno non indifferente per le casse. Gian Luca Galletti, deputato Udc ed ex assessore del comune di Bologna spiega a Il Tempo: «Il comune di Bologna dovrebbe portare dal 15% al 7% la sua quota in Hera. Ai prezzi attuali sono 130 milioni di euro che potrebbero essere destinati agli investimenti». Fil.Cal.

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