Il fisco non molla gli evasori

Sonosicuramente rimasti male tutti quelli che hanno contestato al governo Berlusconi lo scarso impegno nel contrastare l'evasione fiscale. Ma le casse asfittiche dello Stato non consentono più cedimenti sul fronte degli incassi. Certo, dal terrorismo fiscale avviato dall'ex ministro del Tesoro, Ignazio Visco, che considerava gli «autonomi» praticamente tutti evasori si è passati a un'attività ispettiva più mirata e scientifica. Niente retate dunque ma solo verifiche mirate. E il risultato ha pagato la nuova strategia. Nei primi 8 mesi dell'anno sono stati ben dieci i miliardi di euro evasi scoperti e contestati. Di questi, 2,8 miliardi, sono stati già recuperati nelle casse del ministero dell'Economia. Un obiettivo raggiunto grazie a più di 6 mila verifiche mirate e a una maggiore attenzione nei controlli ai grandi contribuenti. A fornire il quadro positivo per il fabbisogno di cassa dello Stato è stato il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. Che ieri a Bari ha anche rilanciato l'impegno sulla lotta alla fuga dei capitali nei paradisi fiscali, con la task force pronta ad entrare in funzione con un organico di 50 funzionari specializzati. Da gennaio ad agosto, ha spiegato Befera, sono state scoperte evasioni per complessivi 10 miliardi, con un incremento del 72% rispetto al 2008, grazie a più di 6.500 verifiche mirate e a 173 mila accertamenti su imposte dirette, Iva e Irap. Un'attività di controllo che ha portato al Fisco 2,8 miliardi di euro: il «bottino» recuperato è aumentato del 47% rispetto allo stesso periodo del 2008, quando erano rientrati nelle casse dello Stato 1,9 miliardi. Aumentate anche le imposte recuperate subito, senza finire in contenzioso con il contribuente: 1,22 miliardi, il 34% in più dell'anno scorso. «I numeri - ha commentato il direttore delle Entrate - ci dicono che abbiamo imboccato la strada giusta». Ieri intanto sono arrivate le prime istruzioni per aderire allo scudo fiscale. In particolare non è prevista nessuna esenzione dalle norme sull'antiriciclaggio con l'obbligo dunque per gli intermediari di segnalare casi sospetti. La regolarizzazione sarà possibile senza obbligo di rimpatrio anche fuori dalla Ue se il capitale è in un Paese «collaborativo». Porte aperte anche agli eredi e agli italiani residenti in Paesi inseriti nella «black list».