Se i prezzi salgono troppo presto
In agosto, la variazione tendenziale dei prezzi al consumo torna positiva, con un +0,2%. Un andamento prevedibile, se si ricorda che lo scorso anno l’Italia era stata il partner Ue più lesto a entrare in stagflazione e, poi, il più lento ad uscirne. In Italia, i prezzi al consumo hanno ormai dato prova di essere molto reattivi verso l’alto e molto poco verso il basso. Un dato non sorprendente, e tuttavia meritevole di attenzione e da leggere alla luce sia dell’andamento dell’inflazione nell’Area Euro, sia di quello dell’inflazione italiana dei prezzi alla produzione dello scorso mese di luglio. Da un lato, in Area Euro, ad agosto i prezzi hanno continuato a ridursi su base annuale, e fanno registrare un -0,2%, dal -0,7% di luglio. Per inciso, questi numeri dicono che anche a livello europeo la deflazione si conferma uno scenario remoto. Dall’altro lato, il mese scorso i prezzi alla produzione dei prodotti industriali sono diminuiti del -7,5% su base annuale e del -0,4% su base mensile, continuando una continua caduta in atto ormai da settembre/ottobre dello scorso anno. I prezzi al consumo riprendono a crescere, in controtendenza rispetto all’Europa e, soprattutto, nonostante la contrazione significativa dei prezzi alla produzione. Due contrasti, quelli richiamati, da non lasciar passare inosservati. Se la ricomparsa dell’inflazione avvenisse in fase di ripresa del Pil, essa apparrebbe come una conseguenza naturale della riattivazione del circuito di domanda, produzione e circolazione del reddito, in cui anche i prezzi alla produzione dovrebbero tendere a recuperare terreno. Ma in Italia sembra stia avvenendo qualcosa di molto diverso: mentre ancora si attende la ripresa del Pil e mentre i prezzi alla produzione continuano a contrarsi, i prezzi al consumo tornano su una dinamica positiva che appare del tutto "singolare". E la ripresa dell’inflazione giunge troppo presto, per due ragioni: perché prezzi relativamente più alti mantengono basso il potere di acquisto delle famiglie e le allontanano dai consumi, indebolendo i tentativi di ripresa dell’attività economica; e perché prezzi più alti pongono basi più problematiche per la seconda metà del 2009 e il 2010, quando le politiche monetarie espansive adottate in tutto il mondo e lo sperato nuovo ciclo economico internazionale potrebbero tradursi in pressioni inflative. I corsi del greggio, del resto, hanno già intrapreso da alcuni mesi una nuova fase ascendente. Su queste basi, l’Italia potrebbe ritardare ad agganciarsi al treno della ripresa, e vi è il rischio che resti intrappolata, questa volta da sola, in una nuova fase stagflativa. Ancora una volta, lo snodo della concorrenza sui mercati e, in particolare, la struttura della distribuzione al dettaglio, risaltano in tutto il loro peso, negativo, sul potenziale di crescita della nostra economia.