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Calano i prezzi, ma solo alla produzione

Crisi consumi

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Ancora segnali di stasi per l'economia italiana. Sono quelli che arrivano dall'Istat: a luglio i prezzi alla produzione dell'industria sono calati dello 0,4% rispetto al mese precedente, e del 7,5% rispetto a luglio 2008. Si tratta della diminuzione su base annua più ampia non solo dal gennaio 2006, data di inizio della serie dei dati confrontabili, ma addirittura dal gennaio 1992. Come a dire, «da sempre». Un segnale importante, anche perché il livello dei prezzi alla produzione solitamente anticipa la tendenza dell'inflazione nei prossimi mesi. Si tratta di un nuovo calo su base mensile, spiega l'Istat, dopo i deboli segnali di ripresa registrati a maggio e giugno.  Una tendenza al ribasso dei prezzi che riguarda sia i prodotti destinati al mercato interno sia quelli per l'estero. Sul mercato interno, infatti, l'indice ha registrato un calo dello 0,6% su base mensile e dell'8,5% su base annua, mentre su quello estero l'indice è diminuito rispettivamente dello 0,2% rispetto a giugno e del 4% in confronto a luglio 2008. La diminuzione dei prezzi per il mercato estero è causata da un calo del 3,5% annuo nella zona euro e del 4,5% in quella non-euro. Complessivamente, nei primi sette mesi dell'anno i prezzi sono calati del 4,7% (-5,3% mercato interno, -2,6% estero) rispetto allo stesso periodo del 2008. E a spingere in giù il livello dei prezzi, in particolare, è il comparto energetico, che complessivamente registra un calo del 23,3% rispetto ad un anno fa, ovvero prima che si scatenassero gli effetti della crisi sull'economia reale. In diminuzione su base annua anche i beni intermedi (-7,4%). Sul mercato interno crollano in particolare i prezzi dei prodotti petroliferi raffinati, che segnano una contrazione del 2,3% rispetto a giugno e addirittura un -35,2% rispetto a luglio 2008. I dati dell'Istat fanno saltare sulla sedia le associazioni dei consumatori. Adusbef e Federconsumatori definiscono «inspiegabile ed inaccettabile che, nonostante il calo dei prezzi alla produzione industriale, i prezzi dei beni di largo consumo, quali pane, pasta e latte, rimangano a livelli elevati o addirittura riprendano a registrare aumenti del tutto ingiustificati e fuori da ogni logica di mercato». Per il segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, infine, al crollo dei prezzi alla produzione, non corrisponde una riduzione di quelli al consumo, e questa «è un'ulteriore conferma della gravità della crisi del sistema produttivo italiano».

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