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E il futuro è in Oceania

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Cisono parti del mondo dove la crisi economica non morde con la stessa intensità che in Europa. Ad esempio l'Oceania. Per quanto riguarda la Nuova Zelanda, tra il 1999 e il 2008, il valore delle esportazioni è aumentato del 75,4%, passando da 214 milioni di euro (1999) a 375 milioni (2008). In Nuova Zelanda il nostro mercato si impone in particolar modo nei settori della meccanica strumentale (rappresenta oltre il 40% delle vendite) e dei mezzi di trasporto (supera il 12%). Lo stesso discorso vale per l'Australia dove, tra i paesi fornitori, l'Italia occupa l'undicesimo posto nel mondo. Sempre tra il '98 e il 2008 le nostre esportazioni in Australia hanno raggiunto un valore dell'81,3%, passando da 1,6 miliardi di euro (1998) ai 2,9 miliardi (2008). Qui il nostro mercato si è affermato negli anni nel settore dei beni strumentali (36% delle vendite), e con i prodotti alimentari (pasta e olio), bevande alcoliche (soprattutto vino), moda e accessori, arredamento e interni (ceramiche, marmi e graniti). Oggi, nonostante l'andamento negativo del flusso commerciale, il ritmo con cui calava prima l'export italiano verso i Paesi extra Ue, sta pian piano rallentando. Lo dimostrano i dati Istat, che registrano un aumento delle nostre esportazioni anche verso Cina (nel settore dei beni strumentali e dell'abbigliamento) e i Paesi Opec. Un'altra buona notizia arriva anche da una ricerca condotta dalla Banca Mps che prevede un aumento della produzione e dell'export nel settore tessile e dell'abbigliamento a partire dal 2010. A trainare questa ripresa saranno i distretti tessili di Prato, Biella, Como e Carpi. Ele. San.

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