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Dietrofront sulle gabbie salariali

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Sìalla Banca del Sud, anzi del Mezzogiorno visto che il primo marchio è già stato registrato. E stop a qualunque ipotesi di «gabbie salariali» cioè stipendi differenziati tra Nord e Sud per tenere conto del diverso costo della vita nelle due principali aree del Paese. Il dibattito politico sul Meridione, insomma si arricchisce di uno strumento in più: l'ipotesi di un accordo tra governo e Banche di Credito Cooperativo per potenziare il loro ruolo nelle regioni del Sud. E accompagnare la nuova fase di sviluppo in quei territori. «Ora stiamo studiando la situazione con le banche di credito cooperativo. Ma a settembre bisogna partire» hanno confermato ieri fonti del Governo rispetto a quanto annunciato martedì scorso dal ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Mentre resta per strada l'inutile polemica agostana sulle gabbie salariali Ieri è, infatti, arrivato il dietrofront del ministro Calderoli (Lega) che ha spiegato di non aver mai parlato di gabbie salariali. «Semmai, in linea con il federalismo fiscale andrebbe stimolata la contrattazione sindacale a livello territoriale» ha detto Calderoli. Una precisazione arrivata nonostante «La Padania», quotidiano del Carroccio diretto da Umberto Bossi, avesse titolato la prima pagina «È tempo di gabbie salariali». «La mia proposta - ha sottolineato il ministro - è che la contrattazione nazionale sulla busta paga sia relativa solo al minimo garantito e che poi abbia un forte peso la contrattazione regionale basata sul potere reale d'acquisto e nel contempo su quella flessibilità indispensabile al mondo delle imprese». Parole che per Maurizio Sacconi «seppelliscono definitivamente l'ennesimo pretestuoso caso d'agosto». Caso chiuso. E il governo pensa ora a cose più serie come la Banca per il Mezzogiorno per la quale, da settembre, dovrebbero partire i primi atti formali, come la nomina di un comitato promotore, per arrivare nel giro di poco tempo alla piena operatività. In questo modo sarà possibile lavorare in parallelo con il nuovo organismo di coordinamento che dovrebbe essere attivato per rendere più «produttivi» i finanziamenti al Mezzogiorno. Comunque si chiamerà il nuovo istituto, «dovrà avere un forte radicamento sul territorio e si è pensato proprio alle banche di credito cooperativo, perché sono molto radicate e la filosofia della Banca del Mezzogiorno è proprio quella di lasciare i soldi al sud. E così sarà visto che i soci saranno del Sud». «È un riconoscimento importante, che sottolinea il ruolo di sviluppo del territorio svolto dalle banche di credito cooperativo in Italia e, specificamente, nel Mezzogiorno. Al tempo stesso è una sfida impegnativa». Così il presidente di Federcasse Alessandro Azzi. «Una iniziativa - ha proseguito Azzi - che Federcasse sta valutando unitamente al gruppo bancario Iccrea e che dovrà venire approfondita con la Banca d'Italia».

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