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I diritti delle piccole imprese

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Hanno tirato avanti, tra enormi difficoltà. Alcune non hanno tenuto. Significa che l'Italia ha perso un potenziale di ricchezza. Tecnicamente è stata distrutta capacità produttiva. Il governo aveva risposto, arrivando a misure d'effetto come l'affidamento ai prefetti di una supervigilanza sulle banche, per evitare discriminazioni nella concessione dei crediti. Non è bastato. È l'unica questione rimasta davvero aperta mentre il ministro Giulio Tremonti può legittimamente essere soddisfatto per aver realizzato gli altri due obiettivi su cui ha costruito il suo piano di politica economica: i conti pubblici sotto controllo e la tutela della coesione sociale. Sul credito, invece, ancora non ci siamo. La Confindustria lo dice tutti i giorni. Emma Marcegaglia punta su una moratoria dei crediti verso le imprese e chiede che sia operativa entro i primi di agosto. C'è il grido di dolore dei piccoli e medi della Confapi (lamentano di non essere neppure ascoltati). E c'è il silenzio, sconfortato, di chi non ha neppure la forza di lamentarsi. È dovere del governo non far disperdere questo ricco e dinamico patrimonio produttivo. Le grandi aziende sono in grado di andare sul mercato, di trovare altre forme di finanziamento. Le microimprese soffrono davvero. Meritano aiuto, anche quando le banche non vogliono darlo.

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