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Confindustria-Intesa accordo sul credito

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Mamentre la Marcegaglia è tornata all'attacco, ieri IntesaSanpaolo ha firmato proprio con Confindustria un accordo a sostegno delle piccole e medie imprese. L'intesa prevede che venga messo a disposizione delle pmi un plafond fino a 5 miliardi, destinati a ricapitalizzare e dare liquidità. Questo strumento si aggiunge ai 152 miliardi erogati, nei 12 mesi scorsi e ad ulteriori 90 miliardi che saranno disponibili nei prossimi 36 mesi. La firma arriva all'indomani del confronto fra il presidente dell'Abi Corrado Faissola e i deputati della Commissione Finanze della Camera sull'atteggiamento delle banche nelle commissioni di affidamento e sulla politica del credito. Alle banche sono giunte critiche da parte dei parlamentari e l'appello a uno sforzo comune pena un forte contraccolpo sull'economia. L'obiettivo, ha detto Passera, è quello di «star vicino alle imprese». Passera tuttavia non deflette sul ruolo, che deve rimanere alle banche, di selezione e di valutazione del merito di credito: «a una banca come la nostra basta sbagliare dell'1% per chiudere in perdita. Sull'erogazione di prestiti per 400 miliardi un errore dell'1% vale 4 miliardi» ha ammonito il banchiere. L'accordo, firmato da Passera e dal vice presidente di Confindustria a presidente del consiglio centrale della piccola industria Giuseppe Morandini offre specifiche linee di credito, complementari agli affidamenti già in essere, in modo da consentire alle aziende di addebitare gli insoluti del trimestre su un conto corrente dedicato, il cui saldo debitore verrà riaddebitato sul conto ordinario solo alla scadenza del trimestre. Sono previsti poi a sostegno della liquidità dei meccanismi di rinvio delle rate di mutui e leasing. Da parte sua l'Abi comunque non ci sta a parlare di credit crunch e di una contrazione dei finanziamenti ma solo di un rallentamento della crescita in presenza peraltro di un vero e proprio crollo della produzione industriale (-25% ad aprile). Gli impieghi alle imprese ad aprile sono saliti del 3,5% contro il +12,3% dello stesso mese del 2008 ma sono comunque superiori al minimo raggiunto nel 2002 quando non si parlava di stretta del credito. Per le pmi invece le banche spiegano di non avere a disposizione statistiche ufficiali. Dove invece la frenata appare più evidente è invece il credito alle famiglie. Un rallentamento tuttavia che sembra terminare negli ultimi mesi con una crescita annua che è tornata positiva (+3,3% ad aprile).

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