Crisi, il peggio è passato ma non è finita ancora
BRUXELLESIl peggio sembra essere alle spalle e le previsioni indicano i primi timidi segnali di ripresa, ma Bruxelles invita alla prudenza, a non essere «precipitosi», pensando che «la crisi sia superata». Nel suo rapporto trimestrale sulla zona euro, la Commissione, dopo aver evidenziato che l'attività economica è stata sostenuta da un'azione politica «forte» e «coordinata» dell'Ue, insiste sulla necessità di evitare facili ottimismi. Spiega che ci sono «segnali incoraggianti» di stabilizzazione dei mercati finanziari, ma precisa subito dopo che le loro condizioni «restano fragili». Anche il commissario Ue agli affari economici Joaquin Almunia, in una intervista al quotidiano spagnolo «Cinco dias», ha segnalato che la «caduta libera dell'economia» nel secondo trimestre 2009 si è «fermata» ma ha insistito sulla necessità che occorre continuare a «riparare il motore» e che non è arrivato il momento di sospendere gli stimoli fiscali. «L'Europa - ha avvertito Almunia - non tornerà al potenziale di crescita che aveva prima della crisi», un obiettivo per cui «servirà uno sforzo addizionale». Mentre conferma una timida ripresa nel 2010, l'esecutivo europeo - nel suo rapporto - punta l'attenzione sul fatto che l'attività economica è ancora depressa: il pil nel primo trimestre ha subito una contrazione record (-2,5%) rispetto ai tre mesi precedenti. Gli aiuti degli Stati alle banche hanno evitato il tracollo del sistema, ma il processo verso una normalizzazione della situazione, stando al rapporto Ue, non è ancora terminato e nei prossimi mesi si potranno verificare ulteriori liquidazioni di asset, come confermato di recente da uno studio della Bce. Inoltre, la «pressione» sulle finanze pubbliche «sta aumentando». Dai livelli più bassi del 2007, la media del debito dell'eurozona dovrebbe aumentare di 18 punti percentuali per raggiungere l'84% del Pil nel 2010 e crescere ancora negli anni successivi a causa degli elevati deficit pubblici. La crisi provocherà - si legge ancora nel rapporto - un abbassamento del potenziale di crescita della zona euro da una media dell'1,8% annuo nel 2000-2006 all'1,3% nel 2008 per scendere ancora allo 0,7% nel 2009 e 2010. Bruxelles raccomanda di trovare risposte appropriate per creare nuova occupazione, a cominciare dai settori come quello dell'industria verde. Secondo la Commissione europea, inoltre, per raggiungere una crescita solida e di lunga durata è «essenziale» una exit strategy costruita su riforme strutturali, fra le quali quella del sistema pensionistico.