Mette di nuovo il dito sulla piaga il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, quando sale sul palco dell'Assemblea della Confcommercio ieri a Roma
«Sulcredito c'è un problema ancora aperto» sibila Tremonti a una platea molto diversa da quella di banchieri che meno di due settimane lo accolse a Siena. I delegati presenti nella sala dell'Auditorium della Conciliazione sono alle prese con una delle crisi di consumi più violente degli ultimi anni. E ora che il sostegno delle banche è diventato indispensabile per sopravvivere hanno più difficoltà a reperire fidi. L'attacco di Tremonti sancisce, di fatto, la nascita di un nuovo asse tra governo e commercianti sul tema. Se il responsabile del ministero di via XX settembre accusa il sistema bancario di tenere troppo stretti i cordoni della borsa durante la crisi creando non pochi problemi di liquidità, il presidente della Confcommercio, Carlo Sangalli chiede uno stop alla politica delle «due velocità», cioè credito «più veloce nei confronti dei grandi gruppi e assai meno celere per le piccole e medie imprese». Inoltre - dice Sangalli - bisogna «scongiurare rischi di asfissia finanziaria» ed «evitare, ora, che l'abolita commissione di massimo scoperto risorga, sotto altre spoglie, dalle sue ceneri». Il ministro durante il suo intervento, svolto al posto del premier, Silvio Berlusconi, assente per problemi di torcicollo, come rivela il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta, torna dunque ad attaccare le banche, come del resto aveva già fatto mercoledì durante una conferenza dell'Aspen quando aveva detto che servono sì nuove regole, ma se le si elabora con la «testa dei banchieri si va a sbattere». Nella serata di ieri però arriva la replica dei banchieri con Corrado Passera amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che risponde indirettamente alle parole del ministro criticando la politica fiscale del governo nei confronti delle banche, con un aumento delle tasse «negli ultimi 12 mesi», in presenza di una richiesta di maggiore sostegno all'economia da parte del sistema creditizio. «In questi due anni e mezzo - ha detto Passera ricordando quanto pagato in tasse da Intesa Sanpaolo - abbiamo dato allo stato 16 miliardi». Si tratta di una «cifra pazzesca», ha aggiunto il banchiere, secondo il quale «è stato sbagliato aumentare il carico fiscale negli ultimi 12 mesi, se poi va agevolato il ruolo delle banche come fornitori di credito all'economia». La polemica continua.