«Appalti pubblici in frenata»
Frenain Italia il mercato delle opere pubbliche. L'importo dei lavori messi a gara nei primi tre mesi del 2009 ha subìto un calo del 4,3% passando da 16 a 15,3 miliardi. «Un riflesso della crisi che, se confernato come tendenza nel corso dell'anno, potrebbe diventare preoccupante» spiega a Il Tempo Luigi Giampaolino presidente dell'Autorità di Vigilanza su contratti pubblici di lavori, servizi e forniture che oggi a Roma illustra al Senato la relazione sull'attività del 2008. Il segnale del rallentamento anche dell'attività pubblica è arrivato. Cosa può fare l'Autorità per sostenere il mercato? «Un'azione complessiva per aumentare la concorrenza. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ci ha sollecitato a comportarci come un organo facilitatore». Cosa intendeva dire? «Concentrare la nostra attività sulla semplificazione, sui chiarimenti e le interpretazioni delle norme del settore per dare velocità al sistema degli appalti pubblici». Il mercato potrebbe ripartire forse con questo. Meno rigidità e burocrazia. «È una delle linee guida che abbiamo seguito. E che abbiamo reso operativa ad esempio nel caso delle gare già partite per la ricostruzione dell'Abruzzo». Cosa avete fatto in particolare? «Abbiamo approntato una struttura snella accanto al commissario Bertolaso per evitare le deroghe alla legislazione in tema di appalti evitando procedure dettate dall'emergenza». L'accusa che si muove al sistema è che i tempi dei procedimenti sono troppo lunghi. «Effettivamente tra la pubblicazione di un bando e l'inizio dei lavori passano in media 800 giorni. Per rimediare uno dei possibili suggerimenti è quello di anticipare la conferenza dei servizi al momento dello studio di fattibilità di un progetto». Su quale altro punto si può fare di più? «Serve un miglioramento della progettazione. Se la pubblica amministrazione progetta bene ha più possibilità di controllare l'esecuzione dell'opera pubblica. E poi una maggiore chiarezza dei bandi. Lo abbiamo già fatto ad esempio per il project financing con dei modelli predisposti per le stazioni appaltanti. Ma la semplificazione e l'opera di chiarificazione agli operatori è stata svolta a tutto campo». Torniamo al mercato. Che dimensioni ha avuto nel 2008? «Le gare relative agli appalti superiori ai 150 mila euro sono ammontate a complessivi 76 miliardi. Il risultato di 47.937 procedure di affidamento. Il 37% è stato assorbito dai lavori, il 36% dai servizi e il 26% per le forniture». Quali sono i principali soggetti della pubblica amministrazione che appaltano lavori? «I Comuni si confermano, anche nel 2008, i più attivi con il 45% delle gare e il 25% del valore economico. Appaltano cioè lavori di piccolo importo ma sono importanti per questo perché continuano a rappresentare un importante volano economico». Avete anche il polso della distribuzione territoriale delle imprese che si qualificano per eseguire gli appalti? «Sì. Nel campo dei soli lavori le aziende qualificate sono concentrate principalmente in Campania (14,1%), in Lombardia (11,2%) e nel Lazio (10%)». Un aiuto importante in termini di occupazione soprattutto nelle regioni del Sud. «Assolutamente sì. Pensi che ogni 100 euro di lavori pubblici circa 30 vanno ai lavoratori. E nel caso di alcuni lavori speciali come i restauri la quota che va al lavoro arriva anche al 50».%