Costruiamo per la nuova Italia
Mercoledì scorso in Consiglio dei Ministri della Unione Europea si è dibattuto sulla interoperabilità e sul rilancio reale del traffico merci sui Corridoi europei; si è discusso di reti TEN, si è discusso di liberalizzazione e di concorrenza. Sono i temi che, con grande lungimiranza, cercava anni fa di imporre nell’agenda nazionale Lorenzo Necci, un protagonista della nostra vita economica e civile i cui meriti sono ancora in larga misura da scoprire e da rivalutare. La crisi finisce se noi utilizziamo scelte capaci di farla finire. Una crisi, lo dicevo pochi giorni fa in un Convegno di Giovani Industriali, non è un evento meteorologico: dopo una lunga pioggia ritorna sempre il sereno; non è una azione esogena su cui non è possibile agire. La crisi, anche vasta ed internazionale come questa, è superabile solo se saremo in grado di aggredirla. La scelta del Governo di privilegiare l’intervento massiccio nella realizzazione di infrastrutture è quasi obbligata: tutti, dal Governatore Draghi al mondo dell'economia e della politica internazionale, ritengono il ricorso agli investimenti infrastrutturali una condizione essenziale per superare la crisi. Ebbene io non voglio essere una voce fuori dal coro ma, a mio avviso, non è sufficiente investire in infrastrutture, occorre, in una condizione come questa, avviare anche un organico processo riformatore.Necci non pensò solo a contenere i costi, non pensò solo a riorganizzare il processo gestionale, ma lanciò scelte strategiche come i mille chilometri di nuova, dico nuova, rete ad Alta Velocità, il coinvolgimento dei privati, il passaggio delle Ferrovie dello Stato a Società per Azioni, l'avvio del progetto Metropolis e le Grandi Stazioni, il nuovo approccio ai valichi ferroviari (non segmenti obbligati della rete, non colli di bottiglia ma cerniere di ciò che venti anni fa non era ancora entrato nella grammatica comunitaria, cioè i "Corridoi"). In fondo il cambiamento a valle di una crisi doveva possedere una vera, misurabile ed incisiva discontinuità. Ebbene è utile ricordare che, anche dopo l'attuale crisi, anche dopo questa fase recessiva, nulla sarà uguale a prima. Questa recessione, che il nostro Paese e l'Europa stanno vivendo, ha messo in discussione la struttura dei consumi. Una recessione, dopo anni di crescita, lascia un segno indelebile, cambia completamente le nostre logiche, le nostre abitudini. Stiamo capendo che la scelta di un mezzo di trasporto non è legata solo alla propria comodità, ma, necessariamente, è legata alla ottimizzazione delle proprie disponibilità economiche. Stiamo diventando, e lo diventeremo sempre di più, maturi; una prova tangibile ci viene data dall'aumento della domanda di trasporto pubblico e, con la ripresa, sicuramente il mondo della produzione ricorrerà alla offerta di trasporto, o alle offerte di trasporto, più vantaggiose. Quindi dobbiamo avere il coraggio di essere, proprio in questa fase, promotori di azioni non solo infrastrutturali, ma dobbiamo coniugare questa linea strategica con una linea ancora più incisiva, una linea che non ha bisogno di risorse, una linea che non ha bisogno di norme; ha bisogno solo di "intelligenza" e quindi è, senza dubbio, la linea più difficile, una linea strategica che impone una immediata elencazione di riforme sostanziali quali: la liberalizzazione della rete ferroviaria comunitaria, una nuova offerta di mobilità nel trasporto locale, una offerta portuale capace di interagire davvero con le reti, un abbattimento della incidenza del costo del trasporto e della logistica sul trasportato, l'avvio concreto della realizzazione dei valichi ferroviari del Frejus e del Brennero, na piena interazione tra il nuovo assetto degli ambiti produttivi e la offerta trasportistica su ferro e su strada, una nuova organizzazione della distribuzione delle merci, la istituzione di Società di Corridoio, un nuovo rapporto tra Concedente e Concessionario. Questa serie di impegni, di atti, di azioni questo Governo deve necessariamente non solo enunciarli ma, anche, portarli a compimento entro questa Legislatura. Per molti versi si tratta di azioni molto più complesse ed articolate di un programma di opere infrastrutturali. Ma solo agendo così perteremo l'Italia nel futuro che si merita. *Altero Matteoli Ministro delle Infrastrutture