Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Confindustria: "Senza riforme cinque anni prima della crescita"

Emma Marcegaglia e Claudio Scajola

  • a
  • a
  • a

I segnali di miglioramento ci sono ma l'emergenza non è finita. Se non si metterà mano alle riforme strutturali il rischio è che per tornare ai livelli di crescita precedenti al 2007 il paese impiegherà 5 anni. Riforme subito - A ribadire la necessità di riforme strutturali proprio in un momento in cui qualche luce nel tunnel della crisi comincia a vedersi è il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia chiudendo il seminario del Centro Studi. «La congiuntura che abbiamo davanti ci mostrano segnali di miglioramento come dimostra quel 0,7% che noi stimiamo per il Pil 2010 che potrebbe trasformarsi in crescita. Ma l'emergenza non è finita. Veniamo da anni pesanti e quel 0,7% ci da sollievo ma continua a lasciarci con una gap di crescita molto pesante e molto forte. Se non facciamo le riforme necessarie, che al momento non si vedono, il rischio vero è che ci metteremo 5 anni almeno per tornare ai livelli di crescita precedenti al 2007», dice. P.A., burocrazia, liberalizzazioni - La crisi continua a restare pesante: «Ci sono ancora mesi difficili davanti», dice e «l'emergenza non è finita e rischiamo di perdere una parte del sistema produttivo». Ed è in questo contesto che per gli industriali occorre trovare «il coraggio» di fare le riforme strutturali «con cui in venti anni far crescere il Pil del 30%», dalla sburocratizzazione della P.A. alle infrastrutture, dalle liberalizzazioni all'istruzione. Un elenco, questo, a cui il leader degli industriali, aggiunge anche le voci Mezzogiorno e Legalità. Altrimenti il rischio, aggiunge Marcegaglia, è di «uscire dalla crisi con una ripresa troppo bassa, con un potenziale di crescita troppo ridotto». «Si tratta di grandi riforme che possono ridare un potenziale di crescita al paese», insiste ribadendo come le imprese «non si rassegnano». «Queste cose si possono fare», dice ancora chiamando nuovamente alla responsabilità di azione la «volonta politica» del paese. «L'analisi sulle cose da fare mi appare condivisa ora resta portarle avanti. Altrimenti tra qualche anno, quando inzieremo a stare meglio ritorneranno a farsi sentire quelle lobby affinchè queste cose non siano fatte», prosegue. Sud e legalità - E grande attenzione Confindustria riserva anche ai capitoli Mezzogiorno e legalità. «Per noi è un focus essenziale di azione. E siamo convinti che se il sud non tornerà a crescere si ripercuoterà sulla crescita di tutto il paese. Le grandi riforme sono una risposta anche per il mezzogiorno», aggiunge ribadendo la volontà di Confindustria di voler fare «della guerra alla illegalità una delle missione fondamentali su cui lavorare». Aiuti alle imprese - E insieme alle riforme Confindustria torna a chiedere sgravi fiscali a supporto degli investimenti in tecnologia.«Chiediamo al governo di supportare quelle aziende che continuano a fare il proprio lavoro», spiega ancora Marcegaglia che sollecita un credito di imposta per ricerca e innovazione «senza tagliole». «Al contrario il danno sarebbe grave», aggiunge. E quanto al credit crunch, il leader degli industriali, oltre al pressing eserciato fino ad oggi, sollecita «una concretezza» negli interventi varati dal governo: «bisogna farli subito perchè sono questi i mesi in cui le aziende hanno necessità di un flusso di credito», aggiunge richiamando i grandi istituti di credito ad una maggiore politica territoriale. «Il rischio vero è che si vada verso una asfissia finanziaria, soprattutto nel manifatturiero che è un settore trainante del made in Italy. Se perdiamo questi mesi il danno sarebbe enorme aanche sotto il profilo della coesione sociale». Gli imprenditori comunque non abbandoneranno il campo: «non c'è rassegnazione, c'è preoccupazione ma volontà. Faremo la nostra parte ma abbiamo bisogno di una politica economica che continui a fare il suo mestierie e che ci supporti e che decida di fare grandi riforme», conclude.  

Dai blog