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Catricalà: i consumatori non devono pagare la crisi

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Lacrisi non va scaricata sui consumatori. Il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, nella relazione annuale al Parlamento, si rivolge in modo esplicito e a tratti sferzante a tutte quelle istituzioni che dovrebbero rispettare i diritti dei cittadini e invece spesso li ignorano. Catricalà lancia un appello alle banche, perchè facciano passi avanti verso una trasparenza «compromessa» da contratti incomprensibili; al Parlamento, perchè si blocchi «lo stillicidio» di norme che «restaurano l'equilibrio del passato a detrimento dei consumatori»; alle imprese, perchè «i costi della crisi non siano riversati sui consumatori» anche attraverso un pericoloso ritorno al protezionismo. Per quanto riguarda il comportamento delle banche, «è vero che si tratta di imprese che devono perseguire logiche di profitto ma la stabilità e la redditività discendono anche da fattori reputazionali che oggi - dice Catricalà - sembrano compromessi più che in altri periodi». E gran parte della «sfiducia è dovuta alle prassi contrattuali troppo spesso di difficile comprensione da parte dei consumatori». Catricalà quindi chiede alle banche di «fare ulteriori passi in avanti sulla strada della trasparenza intrapresa finora con timidezza». L'Abi invece rivendica al sistema un'azione «coraggiosa», anche se, ammette il presidente Faissola, «purtroppo la nostra reputazione, soprattutto per motivi mediatici, non è al massimo». Un richiamo forte arriva anche al Parlamento: no a norme restrittive che fanno tornare indietro il Paese sulla strada delle liberalizzazioni. Catricalà punta il dito contro l'abolizione delle parafarmacie (in 3 anni ne sono state aperte circa 3.000 con sconti su alcuni farmaci superiori al 22%), l'abrogazione della facoltà di recesso annuale nei contratti assicurativi e la cancellazione dei tetti antitrust per l'importazione di gas. In questo caso, Catricalà torna a proporre un tetto flessibile, che tenga conto dell'evoluzione futura del mercato italiano, ma l'amministratore delegato dell'Eni, Paolo Scaroni, ribadisce che «in nessun paese d'Europa ci sono tetti antitrust». Attenzione anche al ritorno del protezionismo. L'Antitrust esprime preoccupazione per la scarsa considerazione che trova lo strumento della class action, anche per colpa degli interessi di pochi gruppi. E se il rinvio dell'entrata in vigore era stato visto dallo stesso Catricalà come un modo per «migliorarla, la soluzione che oggi si profila sembra di segno contrario». L'Antitrust rivendica un ruolo maggiore alla legge sul conflitto di interessi che al momento è «macchinosa», limitando di fatto l'intervento dell'Autorità alla presenza di «un atto di governo». Un appello al Parlamento è stato rivolto anche dal neopresidente di Assonime Luigi Abete sulla necessità di «evitare di compromettere la capacità dei mercati finanziari di sostenere l'economia introducendo regole inutilmente punitive a seguito della crisi e degli scandali». Per Abete bisognerebbe eliminare al più presto quelle regole che «rendono meno attraente il nostro mercato per gli investitori istituzionali e scoraggiano l'afflusso di capitali».

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