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Tremonti stoppa il nucleare

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Altdal ministero dell'Economia alle novità introdotte al Senato al disegno di legge sviluppo, uno dei collegati alla finanziaria e che apre al ritorno del nucleare in Italia: le modifiche pesano sulle spalle dei cittadini e molte coperture non sono legittime. Sotto la lente di ingrandimento del Tesoro finiscono 34 norme, tra cui l'incremento della Robin tax e quello delle bollette energetiche. «Risponderemo con ulteriori controdeduzioni», è la replica del sottosegretario allo Sviluppo Economico Stefano Saglia che assicura che i dubbi saranno fugati. «Sono ottimista» ha detto Saglia. Il provvedimento ha una storia parlamentare difficile: approvato a fine ottobre dalla Camera, incassa l'ok del Senato solo a fine maggio. Dopo un così lungo cammino, si attendeva un terzo passaggio esclusivamente formale. Ed è infatti «sorpresa» in commissione quando ieri mattina il ministero dell'Economia ha annunciato di non essere disposto a dare il proprio consenso ad una serie di novità introdotte a Palazzo Madama. Intanto lo stesso Tremonti ieri a Bruxelles per il vertice Ecofin ha rassicurato gli italiani sul fatto che «la prossima Finanziaria non sarà una stangata». il ministro ha cercato di fugare ogni timore legato all'innalzamento del deficit, destinato a tornare sopra il livello di guardia a fine anno. Con la Commissione europea pronta a proporre una procedura di infrazione: del resto, ha sottolineato il ministro, solo due Paesi dell'Ue non sforeranno la fatidica soglia del 3% al termine del 2009. Tremonti ha rivendicato i successi della sua azione anticrisi: »Abbiamo cercato di stabilizzare i conti pubblici, di tenere insieme il Paese in termini di coesione sociale e di tenere aperti i canali del credito verso il sistema delle imprese. E gli italiani hanno approvato». Così come approva l'Europa: «Abbiamo buoni numeri rispetto al resto dell'Ue, e tutti lo riconoscono. La nostra posizione è considerata seria e viene stimata. E tutti i documenti ufficiali dell'Ocse, della Commissione Ue, dell'Fmi e di tutte le altre istituzioni internazionali dicono che l'Italia ha fatto la politica più appropriata nel gestire la crisi».

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