Ora Fiat rischia anche per Chrysler
OraFiat rischia anche Oltreoceano dove l'acquisizione della Chrysler era considerata un fatto quasi acclarato. Ieri è dovuta intervenire anche l'amministrazione Obama per invitare la Corte Suprema degli Stati Uniti a respingere la richiesta di bloccare la vendita alla cordata guidata dalla Fiat. Questo pericolo è infatti apparaso dopo il ricorso presentato da tre fondi pensione dell'Indiana, che si sono fin dall'inizio opposti perché considerano l'accordo incostituzionale. Secondo il governo Usa però il rinvio avrebbe «gravi conseguenze» per la casa di Detroit. Ad esaminare l'ultimo ricorso dei fondi sarà il giudice Ruth Bader Ginsburg - competente per i casi d'urgenza che arrivano dalla Corte d'appello di New York - che ha la possibilità di decidere da sola oppure di consultare l'insieme dell'alta corte. Mentre una nuova spada di Damocle incombe, quindi, sulla Fiat, che a Piazza Affari chiude in calo dell'1,95% a 7,53 euro, i sindacati pongono un aut-aut al governo. «Se entro oggi (ieri ndr) non ci sarà la convocazione - ha detto il numero uno della Fiom, Gianni Rinaldini - decideremo di fare iniziative di pressione sia nei confronti della Fiat sia nei confronti del governo. Siamo di fronte a una situazione paradossale con una convocazione, annunciata per domani o per dopodomani, che in realtà non è mai arrivata. È intollerabile. L'incontro è urgente così come servono subito misure come il raddoppio delle 52 settimane di cassa integrazione e l'aumento del massimale per chi è in cassa a zero ore». Il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, a Mirafiori con Rinaldini per le assemblee convocate in vista delle elezioni delle nuove Rsu, parla di preoccupazione dei lavoratori: «Hanno assistito a questa girandola di processi senza esserne coinvolti e cercano di capire le prospettive dell'occupazione italiana, qui a Torino e negli altri stabilimenti. I lavoratori si rendono conto del passaggio delicato per il gruppo Fiat e chiedono di essere informati direttamente dall'azienda, in un incontro con il governo, per avere garanzie sugli investimenti e sul futuro produttivo in Italia». Epifani ribadisce anche le sue perplessità sull'operazione Opel: «Si è fatto tutto troppo in fretta. Si nota l'assenza di chiarezza di politica industriale». Per Roberto Di Maulo, segretario generale del sindacato autonomo Fismic, «la situazione comincia a essere imbarazzante con il governo. Siamo al quarto annuncio di incontri che continuano a non esserci».