Pil Ue a picco. Ora si riparte
Nelprimo trimestre 2009 è crollato del -2,5% rispetto agli ultimi tre mesi dello scorso anno. Mai recessione è stata più profonda dalla nascita della zona euro. E ad andare a fondo è soprattutto la Germania (-3,8%), da sempre considerata locomotiva dell'economia europea, mentre l'Italia resta poco sopra la media (-2,4%). Il 2009 si conferma dunque «annus horribilis» per l'economia europea. Non si salva nessuno: se il dato peggiore è quello di Berlino (-3,8% rispetto all'ultimo trimestre 2008), cola a picco anche il pil di Austria e Olanda (-2,8%), dell'Italia (-2,4%), della Spagna (-1,9%,), del Belgio (-1,6%), della Francia (-1,2%). Cifre ancor più impressionanti quelle su base annua: -4,8% per Eurolandia, con il Pil tedesco che segna un -6,9% rispetto al primo trimestre 2008 e quello italiano un -5,9%. Le ultime stime della Commissione Ue, che indicano per fine anno un -4% per la zona euro, sono a questo punto in pericolo. Più di un indizio, però, fa pensare che stavolta si sia realmente toccato il fondo e che nel trimestre in corso si possa verificare una inversione di tendenza. Primi timidi segnali di una ripresa della fiducia e di una stabilizzazione dell'attività economica si sono manifestati a partire dal mese di aprile. E la speranza di Bruxelles è che nella seconda metà dell'anno ci sia già un accenno di ripresa. Con un aumento dei consumi, ma soprattutto con un miglioramento sul fronte di esportazioni e importazioni. Con la crisi economica più grave del dopoguerra arriva anche quella sociale. Una vera e propria emergenza, come l'ha definita il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso (nella foto), che - il giorno dopo (martedì) i drammatici dati di Eurostat (3,1 milioni di disoccupati in più in un anno nell'eurozona) - ha presentato un piano d'azione per tentare di fermare l'emorragia di posti di lavoro e creare nuova occupazione. Con la speranza che i leader europei lo approvino nel Consiglio Ue del 18 e 19 giugno. Tra le misure: accelerare lo stanziamento di 19 miliardi di finanziamenti Ue programmati per sostenere l'occupazione nel periodo 2009-2010; deroga per due anni alla regola del co-finanziamento per l'uso delle risorse del Fondo sociale europeo; 100 milioni di euro per la creazione di un nuovo sistema di microcredito a favore delle pmi; garantire almeno 5 milioni di contratti di apprendistato ai giovani a rischio disoccupazione. Gli Stati membri sono quindi invitati a «garantire un aiuto immediato ai disoccupati». Ad esempio «con proposte finalizzate ad offrire tempestive opportunità di formazione o lavoro a ciascun disoccupato: entro un mese per i giovani di età inferiore ai 20 anni, entro due mesi per quelli sotto i 25 anni, entro tre mesi per quelli sopra i 25 anni». «L'impatto della crisi sul lavoro è la nostra principale preoccupazione - ha detto Barroso - e sarebbe un grave errore per l'Europa voltare le spalle a questa emergenza. Perché - ha concluso - non ci potrà essere alcuna ripresa dell'economia in un quadro di collasso sociale»